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martedì, 2 Dicembre, 2025
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Pluralismo polarizzato o ritorno del bipolarismo? L’analisi di Paolo Pombeni

Dal lungo ciclo della frammentazione alla nuova logica dei due campi: il bipolarismo rientra dalla finestra, mentre la politica smarrisce mediazione, cultura di governo e capacità riformista.

L’editoriale del direttore de “Il Mulino” — intitolato “Bipartitismo imperfetto o pluralismo polarizzato?” — offre una chiave di lettura attuale e in qualche misura profetica del nostro sistema politico: ciò che per decenni abbiamo vissuto come “esuberanza partitica” può tornare a configurarsi come stabile bipolarismo mascherato da pluralismo.

I due modelli a confronto

Pombeni ricorda che la Prima Repubblica si strutturava attorno a un dualismo de facto: da un lato la Democrazia Cristiana (Dc), dall’altro la Partito Comunista Italiano (Pci), con un gioco di alleanze minori che dava l’impressione di pluralismo — ma nei fatti contavano soprattutto due poli.  Questo era il modello del “bipartitismo imperfetto”.

Il “pluralismo polarizzato”, al contrario, riconosce nella pluralità di partiti una struttura reale: molti soggetti, ciascuno radicato su una quota di opinione pubblica stabile, che tuttavia si coalizzano o si contrappongono in grandi blocchi (poli), mantenendo identità autonome.

Cosa cambia con la Terza Repubblica”

Pombeni osserva che le più recenti tornate elettorali regionali mostrano come il “pluralismo polarizzato” stia tornando in auge, ma con due caratteristiche: la frammentazione delle sigle e la ricerca, da parte dei partiti, di stabilità mediante coalizioni rigide.

Il risultato è duplice: da un lato la conservazione di un sistema di “due poli” (destra-centro e centrosinistra/“campo largo”); dall’altro, la sopravvivenza — all’interno di ognuno — di identità autonome e per qualche verso intransigenti: ciò produce una forma di bipolarismo mascherato da pluralismo.

Questo modello mostra i suoi limiti evidenti, in particolare quando la logica del potere prevale sul progetto politico: i partiti restano fedeli ai loro “zoccoli duri”, ma con alleanze cercano vincoli forti. Il meccanismo che si cristallizza risulta stabile ma incapace — o molto debole — nell’esprimere una visione collettiva e di lungo termine.

 

Il rischio del bipolarismo artificiale

Pombeni mette in guardia contro la tentazione di usare la legge elettorale (con premio di coalizione o sistema maggioritario) per “costringere” il bipolarismo: una mossa che rischia di imporre aggregazioni forzate, diluendo autonomia e identità, e trasformando il sistema partitico in un duopolio con due leader forti e una massa di piccoli satelliti.

È la logica del “governo stabile a ogni costo”, che tuttavia rischia di produrre una democrazia di potere, non partecipata — dove la volontà elettorale reale si perde nella selezione delle élite.

Una scelta per chi guarda al futuro: pluralismo reale, non finzione

Da questa analisi emergono due questioni decisive per chi — come noi — crede nella vocazione civile e rappresentativa di una democrazia: vogliamo un sistema multipartitico autentico, con partiti radicati, alternanza reale, democrazia partecipata? oppure accettiamo un bipolarismo utile, ma artificioso, che garantisce stabilità tattica, ma mortifica la rappresentanza reale?

Il pluralismo polarizzato — se autentico — può essere terreno fertile di rappresentanza pluralista e responsabilità collettiva. Ma è un terreno che richiede trasparenza, programmi reali, capacità di mediazione sociale. Se invece prevale la logica del bipolarismo forzato, il rischio è di restituire un’immagine di stabilità solo apparente, con i partiti come cartelli, le coalizioni come scatole vuote, e i cittadini spettatori, non protagonisti.

Pluralismo con radici, non con etichette

L’analisi di Pombeni è utile perché ci mostra con chiarezza che il pluralismo non è un dato formale, ma una struttura dinamica: radicarsi nella società, saper costruire coalizioni su programmi reali, accettare la diversità interna.

In un momento in cui la rappresentanza è in crisi, il pluralismo reale — non quello con l’etichetta — può essere un modo per restituire fiducia nella politica, esaltando partecipazione e responsabilità.

Ecco, questa è la sfida: rivendicare un pluralismo autentico, lontano da alleanze opportunistiche e da bipolarismi calati dall’alto, capace di dare voce a tutte le fasce della società e di rifondare la politica in funzione del bene comune.

Per leggere l’editoriale clicca qui

https://www.rivistailmulino.it/a/bipartitismo-imperfetto-o-pluralismo-polarizzato