23.9 C
Roma
sabato, 9 Agosto, 2025
Home GiornalePortofino, l’estate e la povertà

Portofino, l’estate e la povertà

Nel tempo dei dazi e dei divieti balneari, l’Italia riscopre la miseria e la vergogna di nasconderla. Ma i poveri, con dignità, restano un arredo urbano che respira.

Parafrasando una strofa di una canzone di Bruno Martino si potrebbe dire “Estate, è calda come i dazi che ti ho dato…”. Una volta i lazzi erano delle battute comiche a cui si ricorreva nella commedia dell’arte e sembrano ora presi in prestito nel confronto tra gli USA e il resto del mondo per rimettere in sesto i rapporti commerciali a favore di Trump.

Per l’intanto si legge di una apparente crisi del turismo perché le tasche degli italiani sono abbastanza a secco e non c’è la possibilità di concedersi troppi divertimenti. Il discorso non riguarda i quasi 6 milioni di italiani che vivono in condizioni di povertà assoluta e nemmeno, se si è ben letto, l’1,3 di milionari che non hanno preoccupazioni a fronteggiare le spese per il tempo di riposo.

Il ceto medio e l’arte dell’arrangiarsi

La questione riguarda, piuttosto, il ceto medio che resiste con le unghie attaccate al vetro per non precipitare nel gorgo dei nuovi poveri. Così, sulle spiagge, il popolo dei vacanzieri ha riscoperto la necessità del fagottello portato da casa per mangiare e bere senza ricorrere alle spese di bar, tavola calda e altre soluzioni del genere.

Anche gli stabilimenti balneari sembra registrino una crisi di presenze e per compensazione aumentano i prezzi nel tentativo di riparare i danni, dando vita, di conseguenza, ad un avvitamento di difficile soluzione.

Lo scenario ci dice anche che in alcuni Comuni, come ad esempio Camogli, il Sindaco ha provveduto con una opportuna ordinanza a disporre come non si possa andare in giro per le strade in modo disordinato solo con un costume addosso o senza scarpe.

Chissà cosa ne penserebbe Sandie Shaw, la cantante scalza, che tanto aveva successo nei gloriosi anni ’60. Più che ordine e disciplina, l’indicazione è quella di un richiamo alla compostezza ed al decoro e su questo non dovrebbero esserci motivi di contestazione.

Il paradosso dell’elemosina vietata

Se vero, a Portofino si è fatto qualcosa di più. Si racconta il divieto di chiedere l’elemosina anche in modo non molesto, che reca cioè peso o fatica a chi ne è fatto oggetto.

L’elemosina è in origine un modo di esprimere pietà e misericordia verso chi necessita di aiuto e conforto. Essendo impossibile stabilire di volta in volta cosa sia molesto o meno, si è deciso che, a monte di tutto, i poveri non devono marcare presenza da quelle parti.

E’ una maniera inadeguata di erigere steccati che dovrebbe essere contestato anche dai facoltosi che girano su quel tratto di costa. Dare una elemosina è una occasione di arricchimento per chi la compie, un prezioso esercizio di comprensione verso il prossimo in difficoltà, una maniera per non spezzare il filo di umanità che tutti dovrebbe unire.

Sarebbe magnifico se, allora, tutti i “paperoni” si unissero in uno sciopero bianco disertando Portofino finché non metta giudizio, per non essere complici di una scelta che offende il cuore di ogni persona di criterio e di sentimenti.

Con un tacito tam tam sarebbe altrettanto prorompente se tutti i poveri, per protesta, vestiti di stracci, mettendo in evidente mostra la forma della loro miseria, si unissero per non chiedere un soldo al prossimo.

La poverta non può essere nascosta sotto al tappeto

A centinaia se non a migliaia, potrebbero limitarsi a passeggiare, per le strade di quel Comune, ingolfandole, riempendole semplicemente della loro presenza per testimoniare che loro, gratuitamente, riescono a respirare senza chiedere nulla a nessuno, capaci però di comporre un nuovo inaspettato arredo urbano che non può essere cancellato o vietato.

La povertà di parte della popolazione non può essere nascosta sotto al tappeto e tanto meno sotto le onde del mare. La vista di qualcuno ne resterebbe offesa, stimolando per reazione e per compensazione un nuovo miglior pensiero a cui affidarsi.

Etimologicamente il verbo “mendicare” si riporta al latino “mendum” che indica una mancanza o un difetto. Per quanto appare, Portofino, il porto dei delfini, si sarebbe candidato, dunque, ad un difetto di azione non da poco. Può darsi che saltando fuori dall’acqua quel Comune abbia una visione più chiara delle cose e ci ripensi. Altrimenti si faccia scrupolo chi ne resti indifferente.

“I found my love in Portofino Perché nei sogni credo ancor…”, recita una canzone dei tempi addietro. Che l’amore sia scomparso in quella terra è una resa a cui non ci si deve rassegnare.