Un famoso aneddoto, ricordato anche da Papa Francesco qualche anno fa, racconta che quando un interlocutore (forse un giornalista) chiese a Papa Giovanni XXIII “Santità, quante persone lavorano in Vaticano?” egli rispose con aria argutamente riflessiva: “…Direi circa la metà”.
Ricordiamo questa ironia del “Papa buono” per dire che nessuno si illudeva allora o si illude oggi che il Vaticano o la curia romana sia fatta tutta da santi canonizzabili, ma il ritratto del corpo cardinalizio che ne fa la scrittura di Peter Straughan (sceneggiatore anche di La talpa, da Le Carré) e la regia di Edward Berger (Niente di nuovo sul fronte occidentale) nel film Conclave, in uscita sugli schermi italiani il 19 dicembre, sembra uscito da uno di quei pamphlet anticlericali di fine Ottocento… Certo, c’è alla base un romanzo dell’inglese Robert Harris, abituato a fare i conti con i what if della storia e della politica (Fatherland, Pompei, Il Ghostwriter), ma sembra proprio che chi ha scritto e chi ha diretto il film abbiano voluto raccontare una Chiesa cattolica seguendo i loro pregiudizi e cancellando un elemento con il quale o senza il quale cambia tutto: la presenza della Grazia, e almeno un minimo di carità (frutto anche della fede) da parte dei cardinali. Se si vuole raccontare l’elezione di un Papa solo come un thriller politico, e il Papato solo come una posizione di potere da conquistare, questa è sicuramente una chiave possibile.
Intendiamoci, il film ha una certa intelligenza e ha stile, soprattutto nella recitazione e nella regia, e sta cominciando a raccogliere premi… Il protagonista è il cardinale Thomas Lawrence (non a caso inglese, interpretato da un intenso Ralph Fiennes, che qualcuno dichiara in odore di Oscar), il cardinale decano che deve condurre il conclave dopo la morte del Papa regnante. È un uomo serio, ma iper-razionale e affetto da seri dubbi di fede, che vede come candidato ideale il “progressista” card. Bellini, interpretato da Stanley Tucci, che però è un debole che non ha voglia di esporsi, e che scopriremo essere non così integro come Lawrence pensava. Ma questa candidatura è ostacolata da quella di un cardinale conservatore moderato, il canadese Tremblay, che si rivelerà non solo carrierista e doppio, ma anche corruttore di membri del collegio cardinalizio, che Tremblay pagherà per ottenere il loro voto.
C’è poi l’ala “iper-conservatrice” guidata dall’italiano cardinal Tedesco (il nome suggerisce qualcosa?), interpretato da un efficace e gigionesco Sergio Castellitto. Ma anche la componente femminile avrà un suo ruolo: non a caso Isabella Rossellini interpreta suor Agnes, che è a capo delle suore che si occupano dei servizi di vitto e alloggio dei cardinali. Fra menzogne, viltà, tangenti, un cardinale che non rispetta il segreto della confessione, un altro che si scopre aver avuto un figlio con una suora, e altre sorprese che via via fanno progredire la storia, si arriverà ad eleggere un Papa buono e umile che però il nostro Lawrence scoprirà essere un “intersessuale”, cioè una persona nata con caratteristiche femminili (utero e ovaie), oltre a più evidenti caratteristiche maschili…
(Armando Fumagalli)