Roma, 29 mag. (askanews) – L’accelerazione c’è, almeno a parole. La maggioranza mette agli atti della conferenza dei capigruppo della Camera l’intenzione di portare in Aula a luglio due riforme costituzionali: la separazione delle carriere cara a Forza Italia (ora all’esame del Senato con annesso ‘canguro’) e il premierato, baluardo di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni. Le opposizioni protestano, e parlano apertamente di spartizione tra i partiti del centrodestra. “Noi – spiega la presidente dei deputati dem, Chiara Braga – crediamo sia una forzatura e non siamo disponibili ad accettare un’altra compressione dei tempi. E’ evidente, dopo il decreto sicurezza, la spartizione tra le forze di maggioranza e la rimessa in moto del premierato, un altro tassello di quell’attacco all’equilibrio e alla separazione dei poteri. Un disegno che mette in discussione l’equilibrio delle istituzioni democratiche”.
Ma il rischio è che lo sprint per la ribattezzata ‘madre di tutte le riforme’ sia più nelle intenzioni che nella sostanza. “Ora che la commissione si è liberata c’è tempo di concludere le audizioni e si potrebbe teoricamente ipotizzare un approdo in aula in estate”, ha spiegato in capigruppo il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. La richiesta di inserire il premierato nel calendario di luglio è arrivata direttamente dalla presidente del Consiglio che vuole dimostrare che il partito non ha intenzione di ammainare quella bandiera. Ma è proprio in quel ‘teoricamente’ utilizzato dal rappresentante dell’esecutivo che si cela un ragionamento sui tempi dell’approvazione con cui da tempo in Fratelli d’Italia stanno facendo i conti.
D’altra parte, il premierato è stato approvato in prima lettura dal Senato ormai quasi un anno fa (era il 18 giugno) e non è un mistero che nel passaggio a Montecitorio andranno fatte delle modifiche. “La commissione è stata ingolfata”, è la spiegazione ufficiale. Ma il calcolo che viene fatto dai meloniani è un altro: puntare al referendum confermativo – in caso di approvazione definitiva – solo dopo le prossime Politiche.
Ed è qui che entra in ballo un’altra trattativa, anche questa per ora fatta più di parole che di sostanza: quella sulla legge elettorale. Il premierato richiede necessariamente una modifica dell’attuale sistema di voto, dal momento che prevede l’assegnazione di un premio di maggioranza che andrà definito proprio attraverso legge ordinaria. Ma l’idea di Fdi è quella di creare una legge elettorale, sul modello di quella delle Regioni, che abbia anche l’indicazione del premier sulla scheda, solo preferenze e niente collegi uninominali. Insomma, un sistema con effetto ipermaggioritario anche nel caso in cui la riforma non dovesse mai entrare in vigore.
Nella maggioranza, tuttavia, non sono tutti d’accordo. La Lega, com’è noto, è contraria all’abolizione dei collegi uninominali che finora gli ha consentito di ottenere una rappresentanza – soprattutto al Nord – più corposa rispetto alle percentuali effettive. La discussione quindi è solo agli inizi e non è un caso se, tra i meloniani, venga sottolineato come difficilmente potrà entrare nel vivo prima delle prossime Regionali d’autunno. “Intanto – spiega una fonte di alto livello – perché è meglio togliere prima un elemento che potrebbe essere di tensione tra i partiti della coalizione. E poi perché, di fatto, a quel punto saremo già al 2026 e si entrerà nella campagna elettorale per le prossime Politiche, ed è allora che se ne discuterà sul serio”.