Al netto della ormai noiosissima liturgia “sull’unico partito italiano che celebra le primarie aperte a tutti perché il Pd è diverso da tutti gli altri partiti”, anche il Bertoldo è in trepidante attesa per vedere come andranno a finire queste primarie. E qui casca la prima mastodontica e grandiosa ipocrisia.
Dunque, da lunedì prossimo, secondo copione, l’ufficio organizzativo del Pd inizierà il rosario sulla cifra dei participanti. Anticipiamo già noi la notizia talmente è scontata: “Sotto un milione di partecipanti ai gazebo sarà un flop gigantesco per il partito”. E vabbè. Ma la vera notizia, che noi anticipiamo nuovamente, è un’altra. E cioè, il medesimo ufficio organizzativo del partito, ovvero la stessa persona, dirà urbi et orbi lunedì 27 febbraio che “la partecipazione ha superato abbondantemente il milione”.
Evviva, applausi. Come si suol dire, se la canta e se la suona da solo. Come disse il grande Bossi molti anni fa dopo il referendum indetto dalla stessa Lega Nord per celebrare la Padania. Alla domanda per sapere quante persone si sono recate ai seggi, la risposta del Senatur fu straordinaria: “Mi dicono dai 4 ai 7 milioni…”.
Ora, al di là di questa ipocrisia che abbiamo già anticipato per evitare di commentarla dopo, non ci inoltriamo nelle altre piste oscure che hanno sempre accompagnato il percorso accidentato di queste fatiche e salvifiche primarie. Ovvero, brogli – quelli puntuali come l’orologio -; potenziali denunce penali; alcune botte ai seggi; strani e singolari intruppamenti ai seggi, soprattutto di alcune e precise etnie e, dulcis in fondo, i soliti presunti “supporter” di altri partiti.
Ecco perché le primarie, comunque finiscano, sono anche divertenti e persin simpatiche. Del resto, è un rito che tutti conosciamo già a memoria e, anche qui da copione e come ovvio, non risolvono affatto i problemi endemici e strutturali del Pd. Comunque sia, per dirla con Pierre de Coubertin, “l’importante è partecipare, perché solo partecipando avrai la possibilità di vincere”. Per il Pd è buona la prima ma, di norma, fallisce la seconda.