Numerosi sono gli studi multinazionali che hanno dimostrato come i pazienti affetti da patologie cardiovascolari siano maggiormente a rischio di sviluppare complicanze potenzialmente letali, in caso di infezione da SARS-CoV-2 e in tale contesto,
lo scompenso cardiaco è risultato essere la condizione maggiormente in grado di condizionare una prognosi sfavorevole12.

Indipendentemente dall’eziologia, lo scompenso cardiaco determina infatti uno status di vulnerabilità individuale cui contribuiscono numerosi fattori, quali un peggiore stato
funzionale, una tendenza alla ridotta ossigenazione tessutale, una ridotta capacità dell’organismo di rispondere in maniera adeguata agli insulti esterni, oltre alla predisposizione ad una instabilità emodinamica che facilita le riacutizzazioni
dello scompenso, in presenza di una condizione infiammatorio-infettiva.

Il rischio di complicanze, in caso di scompenso cardiaco cronico, risulta più elevato non solamente a causa dell’età spesso avanzata del paziente o per la presenza di comorbilità, ma anche per le specifiche caratteristiche cliniche e fisiopatologiche dell’infezione da SARS-CoV-213. Infatti, è stato evidenziato come tale condizione possa provocare danno miocardico e riacutizzazione di scompenso cardiaco in conseguenza dello sviluppo di una sindrome iper-infiammatoria correlata ad una tempesta citochinica.

Vi è dunque ad oggi una chiara evidenza del fatto che in un paziente affetto da
COVID-19 la presenza di una forma di scompenso cardiaco cronico si associ ad una prognosi peggiore.

In particolare, in uno studio effettuato a Wuhan (Cina), su 799 pazienti ospedalizzati per COVID-19 con scompenso cardiaco preesistente, è stato osservato che il 49% dei pazienti era andato incontro a morte, mentre solo il 3% aveva superato l’infezione. Tale dato è stato confermato anche in una casistica relativa a pazienti ricoverati per COVID-19 in un centro del Nord Italia, dei quali il 21% era affetto da scompenso cardiaco e di questi il 63.2% era deceduto durante il ricovero.

Lo riporta un documento della Società Italiana di Cardiologia (Sic), che chiede la priorità del vaccino Covid-19 nei pazienti con patologie cardiovascolari.