«Tutti i paesi partecipanti a Proculther hanno sviluppato un rapporto sulla propria organizzazione nazionale sulla gestione del patrimonio culturale in emergenza. Nella riunione di questi due giorni stiamo confrontando i risultati dei rapporti nazionali alfine di mettere insieme le buone pratiche realizzate dai partner, obiettivo principale del progetto. Nella seconda fase vogliamo immaginare e proporre la costituzione di un team di esperti che possa essere attivato a livello europeo su richiesta di paesi colpiti da catastrofe per sostenerli a raggiungere il grande obiettivo di tutelare al meglio il patrimonio culturale».
Spiega così il senso del progetto Proculther Giovanni De Siervo, dirigente del Servizio Relazioni internazionali del Dipartimento della Protezione civile a margine dei lavori del workshop internazionale conclusosi ieri sera presso la sede operativa del Dipartimento a Roma.
Al Workshop partecipano i rappresentanti dei paesi coinvolti fin dal primo momento nella realizzazione del progetto Proculther. Si tratta del Dipartimento della Protezione civile italiana che è anche leader del consorzio, della Direzione generale di sicurezza interna e di gestione delle crisi del Ministero dell’interno francese, del Ministero della cultura e del turismo del Governo regionale di Castilla y Leòn in Spagna, dell’Autorità di gestione delle emergenze del Ministero dell’interno turco (AFAD), del Centro internazionale per gli studi sulla salvaguardia e il restauro della Proprietà culturale (ICCROM) e infine della Fondazione HallGarten del Centro Studi Villa Moresca.
Proculther è stato realizzato in collaborazione con la Direzione generale per le operazioni di aiuto umanitario e di protezione civile della Commissione Europea (DG Echo) nell’ambito del Meccanismo europeo di protezione civile. I lavori sono iniziati nel gennaio del 2019, la conclusione delle attività del progetto è prevista nel dicembre 2020. Il progetto dispone di un budget di 799mila euro circa.
I paesi partecipanti, Italia, Francia, Spagna e Turchia ospitano nei propri territori in tutto 160 siti nominati “Patrimonio mondiale” dall’UNESCO. Per la prima volta questi paesi che hanno sviluppato negli anni importanti esperienze e le cosiddette “buone pratiche” nella gestione del patrimonio culturale in conseguenza di grandi emergenze causate da catastrofi naturali uniscono le forze nell’ottica della creazione di team di esperti adeguatamente formati secondo procedure condivise, in grado di coadiuvare tutti i paesi che avranno bisogno, in futuro di dover gestire la tutela dei beni culturali in situazioni di grande difficoltà.
Il lavoro vuole sviluppare un’adeguata preparazione ad affrontare situazioni particolarmente complesse quando una catastrofe naturale colpisce un territorio e la popolazione è duramente colpita per preservare il più possibile il patrimonio culturale. Non solo, l’intento è anche quello di creare strumenti adatti a raggiungere tali obiettivi e infine di creare assetti di esperti che siano adeguati e pronti a coadiuvare le risposte delle autorità nazionali nei contesti appena citati.