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mercoledì, 18 Giugno, 2025
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Prodi (CGIE) a Mattarella: spaiamento per legge su cittadinanza

Milano, 17 giu. (askanews) – “In tanti vogliono farci credere che la democrazia e la partecipazione siano ormai parole in via d’estinzione, che dobbiamo rassegnarci ad un mondo individualista e condannato alla sterilità di differenze che non trovano forme di dialogo. Che la Politica, intesa come arte di organizzare la speranza, sia morta. Ma qui davanti a Lei ci sono i sessantatré Consiglieri della quinta consiliatura del CGIE, impegnati in un percorso di lavoro collegiale, determinati a dimostrare che è possibile sentirsi parte di una comunità nazionale, quale che sia il proprio indirizzo di residenza o il proprio orientamento politico. Nei prossimi giorni offriremo al Paese la sintesi del lavoro delle comunità italiane nel mondo su tre temi che abbiamo identificato come prioritari: legge di cittadinanza, messa in sicurezza del voto all’estero, incentivi di rientro in Italia. Sono grandi temi di attualità, attorno ai quali si condensano tensioni e attese, e che gli italiani nel mondo vogliono affrontare da protagonisti”. Lo ha detto, nel corso dell’incontro al Quirinale con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la egretaria generale del CGIE Maria Chiara Prodi. L’incontro con il Capo dello Stato è avvenuto nell’ambito dell’Assemblea del Consiglio Generale degli italiani all’estero, in corso a Roma.

“Gli italiani all’estero sono ormai più del dieci per cento della popolazione nazionale: la nostra più ferrea determinazione deve poter contare sull’applicazione completa delle nostre leggi istitutive, giustamente prese a modello da altri paesi per il pieno coinvolgimento delle proprie diaspore. Abbiamo bisogno dei mezzi operativi, strategici e programmatori perché la scommessa della partecipazione e della democrazia si possa vincere. Abbiamo bisogno che il principio di sussidiarietà, inscritto in Costituzione, si rafforzi grazie ad uno sguardo rinnovato, in cui creatività dei cittadini, capacità della rappresentanza, volontà dello Stato e innovazione tecnologica possano incontarsi per dare risposte ai bisogni concreti dei connazionali in emigrazione, che chiedono servizi, chiedono di non essere soli nell’accompagnare i propri figli, tramite la trasmissione della lingua e della cultura, verso la piena partecipazione alla comunità civile cui appartengono di diritto, chiedono modalità concrete per dare un proprio contributo, al di là della retorica”.

La segretaria generale ha poi parlato della legge sulla cittadinanza “le cui modalità radicali e repentine hanno interrotto il percorso condiviso di riflessione che stavamo portando avanti, sintetizzato nell’espressione ‘cittadinanza consapevole’. Se la necessità di una riforma era sentita, lo spaesamento che oggi attraversano le comunità è grande. Su un piano generale, esso riflette il bisogno di comprensione riguardo la visione d’insieme di questo provvedimento, che stenta a superare un argomentario legato a contingenze e ribalta la prospettiva sulle doppie cittadinanze, storicamente vissute come un valore. Su un piano personale, esso riflette l’urgenza di valutare l’impatto di questo cambiamento nella propria vita, in quella dei propri cari: la molteplicità di casistiche introdotte dalla legge non lo facilita, sollevando anzi molti dubbi sull’uguaglianza del cittadino di fronte alla legge. Nei prossimi giorni, nel contesto più alto del nostro Consiglio, l’Assemblea Plenaria, trasformeremo l’ampia consultazione della base in pareri che, lo ricordo, sono obbligatori e richiedono ragioni esplicite e motivate in caso non vengano seguiti. Lo faremo con un atteggiamento sempre costruttivo, nel rispetto delle prerogative di ciascuno, ma anche col dovere di riferire a Lei e agli interlocutori istituzionali che incontreremo che questo provvedimento è stato vissuto come una ferita profonda da italiani all’estero e italodiscendenti, come uno scollamento, una frattura. Poche cose toccano nel profondo come il senso di appartenza. In fondo milioni di persone si stanno chiedendo: dall’Italia, io e i miei figli, siamo accolti o rifiutati?”.