Si tratta di una ricerca che rientra nelle pubblicazioni periodiche della Fondazione Ezio Tarantelli (Cisl). Così esordisce in apertura il Presidente Giuseppe Gallo: “La politica energetica italiana, negli anni, è sempre stata caratterizzata dalla scarsa autonomia nazionale di risorse di idrocarburi e dalla dipendenza delle ingenti importazioni. Tutto ciò non ha impedito all’Italia, dal dopoguerra sino ad oggi, di essere protagonista nei mercati energetici internazionali”. Qui si riporta solo la parte introduttiva del testo di Assogna.
La politica energetica italiana, negli anni, è sempre stata caratterizzata dalla scarsa autonomia nazionale di risorse di idrocarburi e conseguentemente dalla strutturale dipendenza dalle importazioni estere. Nonostante ciò, l’Italia dal dopoguerra sino ai giorni d’oggi, è sempre stata protagonista nei mercati energetici internazionali. Tutto ciò, a merito di una strategia iniziata proprio dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale e che avuto come principale protagonista Enrico Mattei, un personaggio che meriterebbe una maggiore attenzione dai libri di storia italiani. Mattei fu l’iniziatore di un progetto che, attraverso l’iniziativa nel ciclo dell’energia, portò il Paese ad essere centrale nelle dinamiche della politica mediterranea e internazionale, facendo assumere all’Italia un ruolo di interlocutore nel circuito energetico, senza avere una capacità propria di risorse di idrocarburi.
Le intuizioni di Enrico Mattei, con la fondazione dell’ENI e con il potenziamento dell’AGIP, della SNAM, della SAIPEM, etc., valorizzarono le professionalità interne della vecchia struttura aziendale, investendo poi su un gruppo dirigente, una classe di tecnici e di funzioni operative, che divennero competenze di qualità riconosciuta globalmente nei settori minerario, geologico, ingegneristico, chimico, economico-finanziario e diplomatico, che in pochi anni fecero del sistema energetico nazionale degli idrocarburi e dei servizi connessi, un’eccellenza internazionale. Oltre al Gruppo ENI, il sistema energetico italiano si è poi consolidato con la nazionalizzazione dell’energia elettrica e l’istituzione nel 1962 dell’ENEL che insieme alla rete di aziende locali, razionalizzò il comparto elettrico italiano, contribuendo notevolmente allo sviluppo economico del Paese.
Pertanto la presenza internazionale delle imprese energetiche italiane, che di seguito descriviamo, si basa sulle qualità, le competenze e le esperienze professionali e tecnologiche dei Gruppi a partecipazione pubblica precedentemente citati, partendo dall’antica vocazione di ENI e delle aziende da esso derivanti (SNAM e SAIPEM), sino al più recente protagonismo di ENEL, di TERNA, di alcune Holding sia a capitale pubblico sia a capitale privato. Infine, nelle prossime settimane si conoscerà il risultato della gara per la privatizzazione di DEPA – Società Greca di distribuzione del gas naturale, gara che vede impegnata la nostra Italgas. La conferma di un protagonismo nelle nuove frontiere internazionali dell’energia e nella riconversione del mix energetico.
L’OIL Company italiana nell’impostazione iniziale data da Enrico Mattei ha avuto la capacità di coniugare le grandi competenze professionali con una diffusa capacità relazionale e negoziale, sostenendo anche le strategie della politica estera e la diplomazia del nostro Paese. L’ENI è pertanto uno dei principali, se non il principale asset italiano nel mondo, proprio per la presenza diffusa sul piano globale. Negli anni tutto ciò ha voluto e vuole ancora dire centralità nella raffinazione (oggi in decremento rispetto al passato), nella logistica, nel trasporto e nella commercializzazione del gas naturale, nelle infrastrutture energetiche (gasdotti, oleodotti, piattaforme off-shore) e soprattutto nell’esplorazione e ricerca degli idrocarburi. Inoltre ENI, avendo aderito agli obiettivi della COP 21 con altre compagnie petrolifere internazionali e ai “goals” dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, sta sviluppando dei progetti per la realizzazione di nuovi impianti o la riconversione di strutture esistenti per la produzione di energie rinnovabili e per l’avvio di cicli produttivi di economia circolare.
Le produzioni di petrolio e gas è previsto che possano raggiungere all’incirca i 2 milioni di barili equivalenti al giorno al 2023, arrivando poi a toccare il picco al 2025 con circa 2,05 – 2,10 milioni di barili equivalenti al giorno. Apartire da quella data la produzione tenderà a ridursi gradualmente e con una previsione di una presenza del gas naturale all’85% del mix produttivo al 2050. Sono confermati tutti gli altri obiettivi al 2023 riferiti ai business di transizione energetica. Eni è presente in 68 Paesi coprendotutti le aree continentali del mondo, con circa 30.775 dipendenti diretti (di cui oltre 11.000 nell’esplorazione e produzione), una produzione di 1,73 milioni BOE (barili equivalenti di petrolio) al giorno di idrocarburi e con una vendita di 64,99 mld di m3 di gas naturale (dati ufficiali ENI 2020).
A giugno 2020 è stato inoltre pubblicato il rapporto “Eni for Human Rights”, documento che fornisce le informazioni degli ultimi sei anni, su come ENI è impegnata nel rispetto dei diritti umani nei Paesi in cui opera.
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https://www.fondazionetarantelli.it/working-papers
(La relazione è inclusa nel paper di prossima pubblicazione, a cura della Fondazione Ezio Tarantelli, dal titolo “La presenza delle aziende energetiche italiane nella competizione internazionale”. È previsto un webinar con vari relatori il 19 luglio, alle ore 15.15, sulla piattaforma zoom: per accedere è necessario farsi accreditare dalla Fondazione).