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venerdì, 9 Maggio, 2025
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Putin con Xi alla parata della Vittoria, oscurata dall’elezione del Papa

Milano, 9 mag. (askanews) -(di Cristina Giuliano) La Russia conserva “fedelmente” la memoria della Grande Guerra Patriottica, ovvero la II guerra mondiale e “la verità e la giustizia sono dalla nostra parte”. In sintesi questo il senso del breve discorso del leader del Cremlino Vladimir Putin tenuto sulla Piazza Rossa per l’ottantesimo anniversario di quello che è celebrato come il Giorno della Vittoria sulla Germania Nazista a Mosca, trasmesso a reti unificate nel Paese, ma oggi inevitabilmente oscurato a livello mondiale dall’elezione del nuovo Papa e vescovo di Roma, l’americano Leone XIV.

In una Russia ancora in guerra con l’Ucraina, non c’erano leader occidentali di primo piano o addirittura il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump sugli spalti a guardare le celebrazioni insieme con Putin. Tra gli ospiti d’alto rango figuravano invece il presidente cinese Xi Jinping, il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva: tra gli europei il presidente serbo Aleksandar Vucic e il primo ministro slovacco Robert Fico, nonché il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e leader di ex repubbliche sovietiche. Inquadratissimo il segretario generale del Comitato centrale del Partito comunista del Vietnam, To Lam.

Un parterre più ricco ma non troppo differente dal 70esimo anniversario della Vittoria il 9 maggio 2015, quando c’era sempre Xi, mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel – presente in città – non assistette alla parata e incontrò il giorno successivo, il 10 maggio, Vladimir Putin per una cerimonia di commemorazione e per discutere delle relazioni tra Russia e Germania. Era passato poco più di un anno dall’annessione russa della penisola ucraina di Crimea e due giorni dopo, il 12 maggio 2015 l’allora segretario di Stato Usa John Kerry incontrava Putin a Sochi per un “franco” faccia a faccia che tuttavia non riportò i rapporti tra occidente e Russia sui binari del buon vicinato.

IL DISCORSO DI PUTIN

Tracciando parallelismi storici tra la Seconda guerra mondiale e l’attacco su larga scala all’Ucraina, nel suo discorso Putin ha puntato sui suoi connazionali in quanto ‘eredi dei vincitori’, che celebrano il Giorno della Vittoria “come il giorno più importante per il Paese, per l’intera nazione, per ogni famiglia, per ognuno di noi”, come ha affermato il presidente russo. Ha poi sottolineato che la generazione che ha schiacciato il nazismo ha conquistato la libertà e la pace per tutta l’umanità al costo di milioni di vite. “I nostri padri, nonni e bisnonni hanno salvato la Patria e ci hanno lasciato in eredità la difesa della Patria… Tutto ciò che ci è caro, tutto ciò che è sacro”, ha detto Putin, dopo l’esecuzione della musica di apertura della parata “Guerra santa”.

Poi ha osservato che quasi l’80% della popolazione del pianeta è stata coinvolta nell'”orbita infuocata” della Seconda Guerra Mondiale. Ha sottolineato che la completa sconfitta della “Germania nazista, del Giappone militarista e dei loro satelliti” è stata raggiunta attraverso sforzi congiunti. “Ricorderemo sempre che l’apertura del Secondo Fronte in Europa, dopo le battaglie decisive sul territorio dell’Unione Sovietica, ha avvicinato la vittoria. Apprezziamo profondamente il contributo alla nostra lotta comune dei soldati degli eserciti alleati, dei combattenti della resistenza, del coraggioso popolo cinese e di tutti coloro che hanno combattuto per un futuro di pace”, ha affermato il presidente russo.

Il riferimento è denso di significato visto che il Secondo Fronte si riferisce all’apertura di un nuovo teatro bellico in Europa occidentale durante la Seconda Guerra Mondiale, fortemente richiesto da Stalin per alleggerire la pressione sull’Armata Rossa, che combatteva contro la Wehrmacht sul Fronte Orientale fin dal 1941. Il Secondo Fronte ebbe inizio con il celebre sbarco in Normandia, che permise agli angloamericani di schierare enormi forze aeroterrestri sul continente europeo, ma giunse in ritardo di due anni dal punto di vista di Stalin, il 6 giugno 1944, e fu oggetto di tensioni tra l’Unione Sovietica e le potenze alleate, in particolare tra Gran Bretagna e Stati Uniti d’America, che avevano visioni diverse sulla pianificazione e i tempi di attuazione.

Va detto che alla parata odierna sono stati invitati veterani provenienti da Usa, da Israele, dall’Armenia e dalla Mongolia, nonché reparti militari di “paesi amici”, tra cui sette paesi dell’ex Unione Sovietica. La parte storica della processione è stata notevole, con le colonne a piedi che trasportavano stendardi del fronte, bandiere di battaglia ed equipaggiamento bellico. Tra i mezzi a sfilare i moderni carri armati T-90, i missili Iskander e i sistemi antiaerei S-400. Per la prima volta sono stati mostrati anche i droni, tra cui Orlan, Lancet e Geran, utilizzati quasi quotidianamente dall’esercito russo per colpire l’Ucraina.

La camera ha inquadrato più volte un Putin inclinato o da una parte o dall’altra, impegnato a parlare con gli ospiti stranieri e con i veterani. Si è pure congratulato con i combattenti nordcoreani, non lesinando strette di mano e sorrisi: proprio quelli che hanno preso parte ai combattimenti contro gli ucraini nella regione russa di Kursk. A sfilare le truppe di Cina, Laos, Uzbekistan, Turkmenistan, Azerbaijan, Vietnam, Egitto, Myanmar, mentre la direzione artistico militare ha cercato di mantenere l’eredità della direzione precisa del generale Valerij Khalilov (scomparso nel 2016, pur restando un vero punto di riferimento per la parata): eseguite più di 40 marce e temi musicali. Le riprese sono state spettacolari, con minicam in soggettiva attaccate persino sulle baionette o sulle code dei caccia che alla fine hanno tinto il cielo della Piazza Rossa con i colori della bandiera russa.

DA LULA A FICO: BILATERALI DEL GIORNO

Dopo la parata, i capi di Stato si sono recati insieme al Giardino di Alessandro, dove hanno deposto dei fiori presso la Tomba del Milite Ignoto. A mezzogiorno locale Putin ha tenuto un ricevimento per i capi delle delegazioni straniere e per gli ospiti.

Verso le 14.30 italiane Putin inizierà una lunga serie di incontri bilaterali. Il primo è con il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, dopo essersi incontrati il giorno prima durante una cena di gala al Cremlino. A seguire vedrà il leader dell’Egitto, Abdel Fattah el-Sisi anche su questioni internazionali e regionali, in particolare della situazione in Medio Oriente e Nord Africa. E ancora i leader di Serbia, Slovacchia, Uzbekistan: Putin parlerà con il presidente serbo Aleksandar Vucic e con il primo ministro slovacco Robert Fico. Il Cremlino ha osservato che il leader russo intende discutere le questioni bilaterali e la situazione nei Balcani occidentali con la sua controparte serba. Durante l’incontro con Fico si parlerà invece dei rapporti tra Mosca e Bratislava e di questioni internazionali, tra cui la questione ucraina.