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giovedì, 14 Agosto, 2025
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Putin lusinga (e avverte) Trump prima dell’incontro in Alaska

Milano, 14 ago. (askanews) – Un giorno prima del suo incontro con il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump, Vladimir Putin ha valutato positivamente gli sforzi statunitensi per porre fine alla guerra russa contro Kiev. “Sforzi molto energici e sinceri per uscire dalla crisi e raggiungere accordi che soddisfino tutte le parti coinvolte”, ha dichiarato il presidente russo, secondo quanto riportato dal Cremlino oggi, mentre l’esercito russo continua la sua avanzata nell’Ucraina orientale, conquistando i villaggi di Iskra e Shcherbynivka nella regione di Donetsk, secondo i bollettini ufficiali del Ministero della Difesa. Insomma una lusinga, con alla fine un avvertimento: la questione è particolarmente complessa e non ci sono soluzioni facili, soprattutto se non accontentano il Cremlino.

Per domani un faccia a faccia nella terra dei ghiacci, a cui Donald Trump oggi assegna un 25% di possibilità di fallimento. Sia la Casa Bianca che il Cremlino dicono di ritenere reale la volontà dell’altro di arrivare a una soluzione, senza anticipare formule o proposte. In effetti il rapporto tra i due leader è considerato complesso da più parti. Tra i più graffianti, il titolo del tedesco Der Spiegel oggi colpisce più che mai. “L’ama, non l’ama, l’ama…” scrive la testata, aggiungendo che “Donald Trump sta cercando di essere di nuovo gentile, forse per l’ultima volta” domani.

COLAZIONE IN ALASKA

Dunque appuntamento in Alaska con “colazione di lavoro” insieme con le delegazioni, ma prima un faccia a faccia tra Trump e Putin, con la sola presenza di interpreti, alle 21.30 italiane, le 11.30 ad Anchorage. E’ stato proprio il Cremlino ad annunciare per primo l’orario di inizio dei colloqui previsti per venerdì 15 agosto tra Trump e il collega russo, che da anni non vede di persona un omologo statunitense in carica: l’ultimo è stato Joe Biden nel 2021. Ma, escludendo gli appuntamenti alle Nazioni Unite, l’ultima visita su suolo statunitense risale a un periodo ancora più lontano: nel 2007, George W. Bush lo invitò nella tenuta di famiglia nello stato del Maine. Lo stesso anno la rivista Time aveva proclamato Putin uomo dell’anno: un’altra epoca insomma.

“L’incontro tra Putin e Trump inizierà ad Anchorage, in Alaska, alle 11.30 ora locale”, ha dichiarato il consigliere per la politica estera di Putin, Yuri Ushakov, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa russe. L’assistente presidenziale ha affermato che i colloqui si terranno presso la base militare (Joint Base) Elmendorf-Richardson in Alaska. Le parti terranno prima un incontro individuale e poi con le delegazioni. Dopo i colloqui è prevista una conferenza stampa congiunta tra Putin e Trump. Il tema principale sarà la guerra della Russia in Ucraina, ma non dovrebbero mancare anche altre sfumature, relative i rapporti bilaterali e commerciali tra Mosca e Washington DC, promette Ushakov, sottolineandone “il potenziale enorme”. E oltre allo stesso Ushakov, la delegazione russa comprenderà il Ministro degli Esteri Sergei Lavrov, il Ministro della Difesa Andrei Belousov, il Ministro delle Finanze Anton Siluanov e Kirill Dmitriev, responsabile dei negoziati con gli Stati Uniti. Tra loro si distingue leggermente la partecipazione del responsabile delle finanze. Forse è un indicatore che discuteranno di sanzioni sulle banche. E strano che non ci siano i capi dei servizi segreti. Perché di solito i servizi forniscono ai leader i dettagli. Evidentemente non si parlerà di dettagli.

Intanto l’incontro è osservato dagli europei e dagli stessi ucraini da una distanza quasi siderale, con evidente preoccupazione. In effetti l’Alaska è lo stato Usa più lontano dal Vecchio continente, fatta eccezione delle Hawaii. In linea d’aria tra Parigi e Anchorage ci sono circa 7.400 km, tra Berlino e Anchorage 7.340 km. Tra la costa dell’Estremo oriente russo e lo Stato che ospita il vertice poco più di 80 Chilometri, in corrispondenza dello Stretto di Bering. La scelta è stata definita dal Cremlino “simbolica”, perché il vertice avverrà vicino al luogo di sepoltura di piloti sovietici nell’anno dell’80esimo anniversario di quello che per i russi è la “Vittoria sovietica sulla Germania Nazista” ovvero la fine della seconda guerra mondiale. “Accanto alla base militare dove si svolgeranno i colloqui, nove piloti sovietici sono sepolti in un cimitero commemorativo, così come due militari e due civili morti tra il 1942 e il 1945 mentre trasportavano aerei dagli Stati Uniti all’Unione Sovietica nell’ambito del programma Lend-Lease (Act, ndr)”, ha detto Ushakov.

L’Alaska stessa è anche simbolo di un rapporto commerciale tra Mosca e Washington DC, visto che è stata scoperta dai russi e poi venduta agli Usa nel 1867. Per la verità sono molte, anche troppe, le leggende che aleggiano intorno, c’è chi sostiene che venne acquistata per pochi spiccioli, c’è invece chi dice che poi i costi di mantenimento si rivelarono altissimi. La propaganda russa alimenta la falsa diceria che in realtà venne affittata solo per 99 anni ma poi l’Urss non ritenne di chiederne la restituzione. Mentre una canzone sostiene che pur venduta, l’Alaska è comunque vicina: “La Siberia e l’Alaska sono la stessa cosa, saune pubbliche, vodka, fisarmonica e salmone” (“America non fare la stupida!”, 1990, parole Alexander Shaganov, musica Igor Matvienko).

Nel frattempo qualcuno si è chiesto se il presidente russo fosse già in viaggio per la meta. Diversi blogger militari hanno segnalato un’attività sulla piattaforma online flightradar24 giovedì mattina, che potrebbe effettivamente indicare l’arrivo di Putin per il vertice con Trump. Il portale di tracciamento dei voli mostrava un aereo Ilyushin Il-96-300 decollato dall’aeroporto Vnukovo di Mosca nella mattina. La sua destinazione: la base aerea di Elmendorf ad Anchorage, in Alaska, sede dell’incontro tra Putin e Trump. Tuttavia, non è ancora chiaro se il capo del Cremlino fosse effettivamente a bordo dell’aereo o se era solo la sua delegazione.

LA COMPLESSA VIGILIA

Lo stesso Cremlino, secondo il portavoce Dmitry Peskov ha ammesso che il vertice di domani è stato organizzato in fretta. Una vera corsa, dopo la notizia arrivata la scorsa settimana, inattesa come un temporale estivo. Soprattutto dopo gli esiti del summit Nato di giugno all’Aia, dove Trump aveva annunciato che avrebbe fornito armi all’Ucraina, pagate dagli europei. Trump nelle ultime settimane ha anche minacciato l’India di dazi punitivi perché stava acquistando petrolio russo e all’inizio del mese, ha reagito dando del “fallito” all’ex presidente russo Dmitrij Medvedev, noto ormai per le sue uscite fuori dalle righe: la cosa si è conclusa sui social media con Trump che ha minacciato di inviare “due sottomarini nucleari” in Russia. Insomma sembrava una spirale un po’ diversa rispetto agli albori del secondo mandato, quando l’inquilino della Casa Bianca appariva molto disponibile a dare a Putin una chance. Ma appunto, come ha ormai abituato la logica trumpiana, domani è un altro giorno.

“La palla passa a Putin” ha scritto ieri il Segretario Generale della NATO Mark Rutte che oggi ha nuovamente ringraziato la Germania per aver cofinanziato un pacchetto di armi statunitense per l’Ucraina. L’annuncio di mercoledì sottolinea “ancora una volta” la volontà di Berlino di “aiutare il popolo ucraino a difendere la propria libertà e sovranità”, ha affermato Rutte su X. Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, l’Ucraina riceverà 1,5 miliardi di dollari dagli alleati europei per l’acquisto di armi statunitensi.

(di Cristina Giuliano)