Il testo qui riprodotto è un breve stralcio dell’intervento che il Presidente della Repubblica svolse a Pieve Tesino, il 18 agosto del 2016, in occasione dell’incontro (Lectio degasperiana) organizzato ogni anno dalla Fondazione Trentina Alcide De Gasperi.

De Gasperi assunse la guida della Repubblica con mano sicura. Aveva innato il senso dei tempi dei processi di cambiamento politici. La sua azione nel non facile passaggio alla Repubblica fu magistrale. Volle fermamente il referendum e riuscì a ottenerlo.

Si trovò di fronte alle impazienze di molti, anche all’interno del suo partito. Dopo la conclusione di una tesissima riunione della direzione di questo, disse a uno dei suoi vicesegretari – anch’egli fermamente repubblicano e dal quale l’ho direttamente appreso – «Non si vuol comprendere che bisogna preparare la svolta senza che il carro si rovesci».

Prese con decisione le redini della giovane Repubblica, proteggendola con cura, prima di tutto dall’insidia del passato, sempre in agguato. A buon diritto, possiamo riconoscergli l’attributo di “Padre” della nostra Repubblica. Quando esitazioni e incertezze potevano produrre danni o gravi pericoli non gli mancava il coraggio di assumere decisioni forti. Il coraggio di De Gasperi non era quello di un uomo impulsivo, bensì di un uomo esperto e tenace.

Mario Bracci, ministro nel suo governo per il Partito d’Azione, lo aveva accompagnato al colloquio con Umberto II nella serata del 10 giugno e riferirà, a fronte delle tergiversazioni del Quirinale: “(De Gasperi) non vuole il conflitto (con la monarchia) ma è persuaso della giustezza della tesi del governo, sa che il popolo, nella sua maggioranza, ha voluto la repubblica e ne sente il comando di cui avverte più il peso morale che quello politico. È quasi commovente quest’uomo mite, che non ha origini repubblicane e che ora, da galantuomo, affronta deciso e sereno la lotta contro la corona per obbedire al popolo”.

Al Museo della sua casa natale abbiamo poc’anzi scoperto una piccola iscrizione che ci ricorda che De Gasperi assunse le funzioni di Capo provvisorio dello Stato dal 13 alla fine di giugno del 1946. Questo evento, di solito eclissato nella pubblicistica corrente, lega la figura di De Gasperi – primo Capo dello Stato repubblicano – in maniera ancor più significativa alla nostra Repubblica.

De Gasperi era consapevole delle titubanze di Casa Savoia e delle inconsistenti contestazioni di esponenti monarchici ed era preoccupato dalla notizia che per il Re era stato preparato un discorso alla nazione che avrebbe gettato una luce nefasta sul referendum istituzionale e sulla nuova classe politica, legittimata finalmente dal voto popolare. L’Italia era in bilico e i sanguinosi scontri di Napoli lanciavano segnali allarmanti.

Nella notte tra il 12 e il 13 giugno 1946, ad annuncio avvenuto della Cassazione sui risultati del referendum istituzionale, il leader trentino convocò il Consiglio dei ministri e, sostenuto anche dalle sinistre, ruppe gli indugi, assumendo, secondo la legge, la responsabilità delle funzioni di Capo dello Stato così come previsto dal decreto luogotenenziale del marzo precedente, che faceva parte della cosiddetta Costituzione provvisoria.

Iniziava così la “Presidenza breve” di De Gasperi.

Per leggere il testo integrale della Lectio magistralis

https://www.degasperitn.it/394/Testo-Lectio-degasperiana-2016.pdf