Ore 7 di venerdì 27 marzo 2020, secondo mese dell’emergenza Covid-19. Appena iniziato lo sfoglio dei principali quotidiani italiani. In casa, trasformata in hasthag iorestoacasa, mi interrompe la voce del Giornale Radio Rai per informarmi che il Presidente del Consiglio ha detto chiaro e tondo al Consiglio europeo che se a Nord non ascoltano i “meridionali” allora “faremo da soli”. Cominciamo bene la giornata.
Riprendo lo sfoglio e arrivo rapidamente al bel diario dei giorni del coronavirus di Paolo Rumiz, su Repubblica. Leggo: “23 marzo. Stamattina ho appeso fuori della porta un foglio con su scritto: mi ricorderò di voi quando tutto sarà finito. Di voi che ci avete smantellato la sanità pubblica per finanziare centri di estetica e ora tuonate contro lo Stato perché mancano i respiratori. Di voi farisei che, mentre pontificavate sulla vita, mettevate il profitto davanti alla vita stessa, e la difesa dei beni davanti a quella delle persone. Di voi, che ci avete coperto di veleni e desertificato l’Italia dei borghi; e di voi, volenterosi partigiani dell’economia del saccheggio, dello scarto e dello spreco, che avete delocalizzato in Asia e tolto lavoro alla nostra gente. E di voi che avete coperto tutto questo , facendoci credere che il problema fossero gli immigrati, quando siete stati i primi a chiamarli per ingrassarvi il culo. E soprattutto di voi, ultra-liberisti da talk show che avete smantellato cultura e senso del dovere, obbligandoci a gestire questa emergenza più con la polizia che con l’educazione civica. E infine di voi, che anche ora, nel momento estremo, seminate zizzania e bugie per coprire di fango chi senza clamore si spende per soccorrere gli ultimi”.
Penso che siano parole che dovrebbero condividere tutti ad eccezione di quei farisei dei quali, anche stavolta da casa hasthag iorestoacasa, sentiremo parlare molto nei prossimi giorni a proposito di quella Croce alla quale ci affidiamo. Vado avanti con lo sfoglio e intanto trovo un po’ di sollievo ascoltando l’inviato Rai a Bruxelles il quale mi comunica che al termine della teleconferenza i 27 leader europei hanno chiesto ai ministri delle Finanze di presentare nuove proposte. Aspettiamo due settimane, dunque, per vedere se sia possibile non dovercela fare da soli, il che, diciamolo, sarebbe molto meglio.
Nel frattempo, leggo con la dovuta attenzione l’articolo del professor Angelo Panebianco, apostolo del liberismo e del maggioritario (nel senso del sistema elettorale), che sul Corriere della Sera parte in prima e gira nella pagina dei commenti. Titolo: “il doppio freno per il dopo”. Come fa Rumiz, e nel nostro piccolo anche noi, il professor Panebianco pensa al dopo, a quell’euforia che ci invaderà quando ci daranno la notizia che la “guerra” sta per essere sostituita dal “dopoguerra”. Il professore la descrive benissimo, con pochi, sapienti tocchi: “Ci sarà un’esplosione di energia sociale oggi repressa. Un nuovo boom economico è possibile e , plausibilmente, riguarderà soprattutto i territori che hanno pagato un alto prezzo. Si chiama effetto fenice.” Inevitabile: la lettura di queste righe mi cambia l’umore. Guardo le mura di casa mia con altri occhi. Fuori piove e fa freddo, ma è già primavera, basta aspettare.
Come nei “bugiardini” delle medicine che affollano i nostri scaffali, prima di assumere la nostra meritata e tanto attesa dose di euforia, dobbiamo però leggere le avvertenze e precauzioni. Il professor Panebianco, con la delicatezza dell’entomologo, ne isola due e le chiama “magagne: la zavorra burocratica e l’ideologia pauperista. La prima magagna è quasi un luogo comune, come non pensare alle insidie della burocrazia, un’immensa aragosta che con i suoi tentacoli sempre in azione prima ritarda e quindi frena le attività economiche. E non solo quelle. Attenti all’aragosta.
La seconda magagna è ancor più insidiosa, è l’ideologia pauperista le cui fonti, rivela il professor Panebianco, “vanno cercate, in primo luogo , nelle pulsioni di un certo cattolicesimo politico.”
Ci siamo, ora che è stato individuato il capro espiatorio, detto magagna, è un gioco da ragazzi arricchire il dossier d’accusa. Spiega dunque il professore: “quando parlo di pulsioni del cattolicesimo politico (di una sua versione) mi riferisco ai demonizzatori del mercato. “ E adesso parte il colpo . Panebianco ci spiega a chi si riferisce quando parla di questi demonizzatori .:“Quelli, per intenderci, che sono capaci di attribuire alla ricchezza la responsabilità, anzi la colpa dell’alto prezzo che stanno pagando la Lombardia e le altre aree ricche (ossia produttive) del Paese .”
A questo punto tutto è più chiaro. Posso terminare lo sfoglio e prima di cominciare con le flessioni addominali che sono molto indicate in questo periodo decido di appendere fuori della mia porta una risposta al professor Panebianco. Non devo far altro che copiare il primo periodo del diario di Paolo Rumiz: “Quando tutto sarà finito mi ricorderò di voi che avete smantellato la sanità pubblica e di voi farisei che, mentre pontificavate sulla vita, mettevate il profitto davanti alla vita stessa.” Poi ho aggiunto con un pennarello rosso. “E questa non è una condanna della ricchezza!”