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Raid israeliani a Gaza, oltre 100 morti (2 erano giornalisti) nelle ultime 24 ore. Proteste a Gerusalemme chiedono cessate il fuoco

Roma, 3 set. (askanews) – L’offensiva militare israeliana su Gaza City continua senza sosta. Almeno 105 palestinesi sono stati uccisi in tutta la Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore, secondo quanto scrive al Jazeera, mentre i raid israeliani hanno raso al suolo aree densamente popolate, in particolare il quartiere di al-Sabra, sotto attacco da giorni. Almeno 32 delle vittime sono state colpite mentre cercavano aiuti.

I palestinesi lottano per sopravvivere alla duplice minaccia di attacchi mirati e fame, con almeno 13 persone morte di stenti nelle ultime 24 ore, portando a 361 il bilancio delle vittime legate alla fame dall’inizio della guerra. Di queste, 83 sono state registrate da quando, il 22 agosto, un osservatorio globale sulla fame ha confermato lo stato di carestia a Gaza.

Due giornalisti, Rasmi Salem di al-Manara ed Eman al-Zamli, sono stati uccisi nei più recenti attacchi, portando a oltre 270 il numero totale dei reporter uccisi dal 7 ottobre 2023. Secondo gli osservatori, la guerra a Gaza è diventata il conflitto più letale mai registrato per i lavoratori dei media.

Intanto, proseguono anche le proteste dei manifestanti israeliani che chiedono un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ultimi ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Nelle vicinanze dell’abitazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, a Gerusalemme, alcuni attivisti hanno incendiato cassonetti e automobili.

Altri manifestanti si sono radunati presso l’abitazione del ministro degli Affari strategici israeliano Ron Dermer, manifestando il loro disappunto per il suo operato in qualità di principale negoziatore israeliano sulla questione.

Ma sono molte le critiche dei membri del Governo israeliano in merito alle proteste che stanno attraversando Gerusalemme.

Secondo quanto riferisce il Times of Israel, alcuni membri del governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu hanno criticato duramente i manifestanti antigovernativi per l’incendio di cassonetti, automobili e pneumatici di questa mattina a Gerusalemme.

“Ciò che sta accadendo stamattina ha un solo nome: terrorismo”, ha dichiarato il ministro della Giustizia Yariv Levin, impuntando la responsabilità di quanto sta avvenendo al procuratore generale Gali Baharav-Miara “colpevole di imporre un’applicazione selettiva della legge penale”.

Dello stesso avviso è stato altresì il presidente della Knesset Amir Ohana che, in un post sul proprio profilo X, ha insistito sul fatto che “gli spregevoli criminali che oggi hanno dato fuoco a Gerusalemme e cercano di incendiare l’intero paese sarebbero stati arrestati e puniti con la massima severità della legge se avessero appiccato incendi vicino all’abitazione della signora Baharav-Miara, uno dei giudici della Corte Suprema, o del procuratore di Stato”. “Questa non è più libertà di espressione; questa è violenza criminale che ricorda i metodi delle organizzazioni terroristiche”, ha scritto sul proprio profilo X il ministro dei trasporti Miri Regev.

“Mi aspetto che la polizia, il procuratore generale e la Procura di Stato fermino questa illegalità, facciano rispettare la legge e pongano fine alle rivolte”, ha aggiunto Regev, rappresentando inoltre che “questa violenza mette in pericolo vite umane, la sicurezza del primo ministro e della sua famiglia, e sta oltrepassando una linea rossa che non può essere lasciata passare in silenzio”.

Anche i rappresentanti dell’opposizione al governo israeliano si sono pronunciati in merito ai disordini odierni che stanno interessando Gerusalemme.

“Condanno l’incendio di veicoli a Gerusalemme, ma condanno ancora di più un governo che abbandona gli ostaggi alla morte a Gaza”, ha scritto sul proprio profilo X il leader dell’opposizione Yair Lapid.

“Le proteste e la solidarietà con le famiglie degli ostaggi oggi sono un diritto democratico e un dovere morale di ogni cittadino: incendiare veicoli e qualsiasi forma di violenza, da parte di una minoranza non rappresentativa, non favorisce il ritorno degli ostaggi e danneggia solo la determinata e importante lotta pubblica”, ha dichiarato Benny Gantz, ex ministro della Difesa del governo Netanyahu.