Lo scorso decennio è cominciata una crisi finanziaria che, essendo una crisi economica del mondo globalizzato, ha investito quasi tutti i mercati. Quelli che erano rimasti in piedi li ha colpiti la Sars-Covid 19 all’inizio di quest’anno. Può una malattia incidere in uno scenario sociale così vasto? Sì, se è una pandemia. La crisi politica ed economica che imperversano il nostro tempo si riversano nell’ambito dei consumi, quindi anche in quello degli investimenti, in una trazione che sarebbe un errore bollare come una questione legata al lusso e al ceto benestante. Chi investe immette liquidità all’interno del sistema economico, agendo su quella leva che consente di “far girare l’economia”, come si sente spesso dire. In uno Stato come l’Italia che utilizza le partite iva come “spremiagrumi” anziché vivificandone la potenzialità, questo sembra un discorso di poco valore. In un regime di impiegati statali l’attenzione e l’antipatia verso il libero mercato e i suoi gonfalonieri non soltanto ha fatto fuggire all’estero le imprese ma ha anche accelerato la crisi economica. Non è un fatto di lusso: se così fosse, dovremmo rapportarci al bene rifugio per eccellenza, l’oro. Il metallo prezioso nel dicembre del 2018 aveva un costo al grammo pari a 35,916, salito a 37 euro circa nel 2019 e 43,492 a gennaio 2020, salito a 49,162 il 22 dicembre di questo mese. Il bullion rates insomma mostra chiaramente che il metallo per gli investimenti di lusso tiene banco, nonostante la crisi. Non è così invece per un altro bene rifugio, il mattone, che sta subendo una contrazione costante, anche se, come sempre, sarà transitoria. Perché? Essenzialmente, perché gli immobili hanno un “valore” sociale, in quanto sono dei beni che possono produrre un servizio. Non si può affittare un lingotto d’oro, un immobile sì, sia questo a uso ufficio o civile abitazione. Secondo l’European Outlook 2021, nel 2020 l’effetto della crisi sanitaria del Covid-19 sui mercati immobiliari europei ha determinato un calo del fatturato superiore al dieci per cento. Ma se il comparto residenziale ha perso il dieci per cento, l’alberghiero ha sofferto per il settanta per cento e il terziario quasi il trenta per cento. Questa fase depressiva del mercato immobiliare, destinata a finire presumibilmente agli inizi del 2020, determinerà un cambiamento sociale ed economico. Per coloro che investiranno (e investono, approfittando della leva della crisi) sul real estate, occorre riflettere sui cambiamenti necessari che coinvolgeranno ora più che mai il settore, dato che occorrerà considerare maggiormente le comunicazioni e gli spostamenti, lavoro, scuola, turismo. Qualcosa nella percezione e nelle esigenze dell’immobiliare residenziale sta cambiando: le tendenze verso il green, la sostenibilità, il rapporto con lo spazio privato delle abitazioni e quello pubblico del lavoro, andranno a modificarsi. Essenzialmente chi investirà nel settore del real estate dovrà considerare quattro termini: 

Traveler’s Life: la vita cambia e tutti abbiamo sempre più bisogno di spostarci velocemente. Ogni cosa è transitoria e così sarà anche la permanenza in un’abitazione. Diminuiranno le seconde case ed aumenteranno le locazioni. Bisognerà per questo ripensare  la politica delle locazioni, ancora troppo legata al 4+4, in favore a contratti di affitto brevi. Chi investirà in immobili dovrà considerare la facilità negli spostamenti, la vicinanza a stazioni, aeroporti, porti, aree taxi, metro e stazioni metropolitane. 

ICT e Smart Working: i nuovi immobili non saranno necessariamente grandi ma dovranno essere operativi. Tecnologia wireless sempre presente negli immobili, postazioni per computer e televisori ibridi. 

Smart Living: stili di vita basati sull’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) la faranno da padroni. Sistemi di illuminazione e riscaldamento automatici, utilizzati per ricreare alla perfezione il proprio ambiente ideale, fino ai cellulari ricaricabili con tecnologia wireless, non saranno più “accessori” bensì tecnologie necessarie nel nuovo mercato.

Green: nuova tendenza all’ecosostenibilità, aree verdi al di fuori dell’immobile (meglio se smart garden) e stile eco-sostenibile all’interno dell’immobile. 

Il settore immobiliare è un ambiente di investimento che si riflette nella vita di tutti i giorni. Lavoratori pendolari, studenti universitari, saranno il business di domani. I sindacati, i legislatori, i Manager, gli  investitori, i progettisti e le imprese dovranno quindi optare per un approccio olistico, collaborativo, oltrepassando quello basato sulla concorrenza che ha imperversato in un mercato ormai stagnante e che il Covid 19 porterà inesorabilmente a una rigenerazione. Per rafforzarla sarà necessaria una vera e propria riforma giuridica del settore immobiliare, su cui i sindacati, le imprese e lo Stato dovranno prima o poi riflettere.