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lunedì, 24 Novembre, 2025
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Regionali, l’astensione cresce ancora: un elettore su due non vota

Roma, 24 nov. (askanews) – L’astensione alle urne continua a crescere, l’ultima tornata di elezioni regionali in Veneto, Campania e Puglia registra un ulteriore record, più di un elettore su due decide di restare a casa. La tendenza non si arresta e solleva gli interrogativi di chi si candida a rappresentare. Nel caso di questa ultima tornata elettorale la partecipazione potrebbe essere stata scoraggiata dalle previsioni di vittoria dei candidati in vantaggio.

La “partita” infatti sembrava già chiusa sia per il candidato leghista Stefani (erede dell’amatissimo Luca Zaia), sia per Antonio Decaro, il campione di preferenze pugliese figlio della “primavera pugliese” che da un ventennio assicura al centrosinistra il governo della regione. Esito scontato fin dall’inizio anche per la Campania dove Roberto Fico ottenendo il sostegno di Vincenzo De Luca aveva la strada spianata.

Non a caso Decaro aveva battuto su questo aspetto nella sua campagna elettorale: “Si vince con i voti, non con i sondaggi”, ha sostenuto l’eurodeputato Pd, provando a risvegliare quell’elettorato più pigro e che dava l’esito per scontato.

La tendenza al non voto però era stata evidente anche in altre prove elettorali. Nei mesi scorsi infatti si è votato nelle Marche, in Toscana, in Calabria e in Val D’Aosta. Anche allora l’affluenza era calata di quasi il 10 per cento non arrivando alla soglia psicologica del 50% sia in Toscana (47,4%) che in Calabria (43,15) e sfiorandola nelle Marche dove a settembre gli elettori alle urne per confermare il candidato di Fdi, Acquaroli sono stati proprio il 50 per cento degli elettori.

Il tema dell’astensione è stato oggetto di diversi richiami del Presidente della Repubblica, che, nuovamente, pochi giorni fa parlando all’assemblea dell’associazione nazionale dei comuni (Anci) ha parlato di “preoccupante flessione dell’esercizio del voto”. “Non possiamo accontentarci di una democrazia a bassa intensità”, ha ammonito il capo dello Stato sollevando il tema di ipotetiche riforme elettorali allo studio: “questa carenza non potrebbe in alcun modo essere colmata da meccanismi tecnici, che potrebbero anche aggravarla: la rappresentatività è un’altra cosa e va perseguita e coltivata con grande determinazione. La riduzione dell’affluenza alle urne è una sfida per chi crede nel valore della partecipazione democratica dei cittadini”.

Una preoccupazione condivisa dal ministro per gli Affari europei, Pnrr e Politiche di coesione Tommaso Foti: “Quando vota il 40-42% di media degli elettori, la politica dovrebbe avere il coraggio di chiedersi perché la gente non va a votare”. Secondo l’esponente di Fdi “Il tema vero, per tutti, resta capire come riportare gli elettori alle urne e fare delle regionali di nuovo una grande occasione di confronto politico e non soltanto l’elezione amministrativa di un ente più grande”.

A mettere in fila i dati ci ha pensato Federico Fornaro, deputato del Pd esperto di sistemi elettorali: “Nelle sei regioni (Marche, Calabria, Toscana, Puglia, Veneto e Campania) che hanno votato in questi ultimi mesi del 2025 l’affluenza al voto è stata del 44,7% rispetto al 57,2% delle precedenti regionali con un calo del 12,5%. In valore assoluto non sono più andati a votare rispetto all’ultima volta 2.291.000 di elettori”. La sfida delle politiche perciò si giocherà sulla capacità di convincere quanti più di questi elettori a tornare a votare.