Come avevo scritto qualche giorno fa, l’operazione di Renzi di dare vita a un nuovo soggetto politico pone una serie di questioni in tutti coloro che si richiamano al cattolicesimo democratico.

Attualmente nel PD la componente ex Dc è assolutamente marginale, il solo Franceschini ha un ruolo rilevante ma non mi sembra che il personaggio abbia inteso in questi anni farsi carico di dare voce a quella anche avrebbe dovuto rappresentare una delle tradizioni costitutive del partito. Lo stesso dicasi per Enrico Letta, più legato alle esigenze della gestione del potere. Fioroni, Rosy Bindi, Castagnetti hanno voce sempre più flebile … De Mita era stato messo alla porta … Casini non credo abbia la statura culturale …
Se il PD diventa sempre più di Sinistra, anche recuperando i Bersani, i D’Alema ecc., per i cattolici democratici non ci sono più ragioni di sostenere il PD …

Ciò non significa aderire automaticamente al partito di Renzi, di cui ancora non si conoscono i principi ispiratori e i riferimenti culturali, ma aprire una fase di riflessione sulla necessità (o sulla inutilità) in un tempo come questo della presenza di un partito di ispirazione cristiana, e di conseguenza sui contenuti della sua eventuale proposta politica, partendo dalla dottrina sociale di Papa Francesco, sulla sua collocazione naturale nel campo riformista, europeista, contro sovranismo, populismo e neofascismi.

Potrebbe essere il caso, come sostenuto da Lucio D’Ubaldo, di riprendere il vessillo provvisoriamente accantonato del PPI per offrire una casa ai cattolici democratici isolati, dispersi, disorientati, insoddisfatti dal quadro politico attuale.