Capitalismo e democrazia non sono mai stati fino ad epoca recente in contraddizione o contrapposti. I quattro principi comuni erano infatti: libertà politica; libertà economica; democrazia politica; democrazia economica. Attenzione: vissuti in simultanea. Franklin Delano Roosevelt ne è stato il grande interprete. In Italia, De Gasperi e Paronetto (più Pacelli e Montini). Da qui sono nati la creazione si vorrebbe dire titanica del ceto medio nella ricostruzione italiana. I quattro principi sono stati alla base del capitalismo che Roosevelt denominò “capitalismo democratico”. Può oggi mostrarsi che in diversi paesi europei e negli Stati Uniti del febbraio 2025 sia pienamente così, con la funzionalità simultanea dei quattro principi? In realtà, no. Questi paesi che stanno su rotte divergenti, e non solo loro, si stanno fortemente allontanando dalla simultaneità dei quattro principi. Quello che vale a cavallo del momento elettorale è sempre più lontano da quello che si riscontra nel tempo di durata del governo eletto.
Si legga l’ultimo documento Draghi (Ritorno alla crescita interna). È un imperativo ‘tecnico’; ma è anche (e soprattutto) ‘morale’. Tant’è che i 18 anni del cancellierato Merkel (del tutto non morale) hanno fatto il contrario; e, per il maggior peso relativo della Germania, hanno fortemente condizionato l’Europa intera (e hanno “colonizzato” i paesi dell’Europa dell’Est, tutti contenti di entrare finalmente sotto l’ala del Reich, visto che non era più in discussione la loro libertà politica).
La ricerca della ricchezza/prosperità interna è adesso un rimedio tardivo rispetto alla decisione di allora di diventare un campione mondiale dell’export (per di più nei prodotti maturi). Adesso è urgente e doveroso alzare in poco tempo i salari aumentando il potere d’acquisto della moneta. Facile, no? Adesso si deve smetterla di cercare di chiudere i propri equilibri con lo squilibrio imposto a paesi fessi e non adeguatamente governati come l’Italia. Smetterla di combinare quello che si è combinato a suo tempo in Grecia ritardando a bella posta gli aiuti e con le banche tedesche troppo esposte nelle loro filiali elleniche. Adesso è l’ora della federazione immediata tra Germania, Francia e Italia per sovvertire il meccanismo e creare una crescita interna forte e duratura. Dopo aver inaugurato il meccanismo a tre con successo, si provvederà all’ingresso dei singoli paesi maggiormente in grado di contribuire alla crescita interna della federazione; sarà un ordine di ingresso naturale per chi è in grado di favorire l’aumento dell’occupazione, l’aumento dei redditi, l’aumento del potere d’acquisto. Una formula degasperiana-vanoniana che fu anche di Adenauer ed Erhard. Ricordiamoci sempre che l’Unione Europea è in forte avanzo con gli Stati Uniti nel manifatturiero (che è in larga parte surrogabile), ma è in quasi altrettanto grande disavanzo nei servizi (fondamentalmente l’ICT, i media, le comunicazioni, la tecnologia in tutti gli altri settori, che sono in gran parte non surrogabili da pari industrie europee; non si vuole qui parlare dell’industria militare e di intelligence; pensiamo alla rete di molte centinaia di satelliti orbitanti privati della Space-X di Elon Musk). Il ruolo di potenza controbilanciante degli Stati Uniti con superiorità nel manifatturiero e minorità nel terziario avanzato sarà della Cina e non dell’Europa; sarà la Cina a fare i patti e gli accordi fondamentali. Intravvediamo la nuova era della fine di una superiorità che viaggia su Mercedes, Audi e BMW.
L’unica è (forse) la scommessa proposta dai due documenti Draghi. Innovazione alla scala continentale finanziata dallo Stato federale, che deve reclutare i migliori cervelli su piazza, dando loro una ‘mission impossible’: eguagliare l’America nelle tecnologie avanzate.
Più, quindi, il ritorno a una vigorosa crescita interna. Basti pensare soltanto alla possibilità di programmare che ogni grande (e storico) ateneo europeo (si tratta di un numero superiore a quello degli Stati Uniti), collegato con tutti gli altri in una rete assai coesa, soddisfi a un valore minimo del volume di innovazione prodotta tratto dalle ricerche che ivi si svolgono. Un flusso incredibile, senza precedenti, di creatività e invenzioni, a comando. Basterebbe cioè deciderlo. Basterebbe che lo decidessero Francia, Italia e Germania e vi dessero pronta attuazione. Troppo bello per essere vero?
È necessario, assolutamente necessario, crederci; e quanto meno, nel subito, impegnarsi a ragionarci sopra, a fare scenari credibili.
Da cosa dovrebbe ripartire l’Europa unita se non dalla cultura e dalla scienza per attuare un nuovo assortimento nel contesto internazionale dominato dai paesi “dei grandi spazi” (USA, Cina, India, Russia, Canada), come li chiamava Ugo La Malfa? Il quale aggiungeva che questi non saranno mai favorevoli ad una unificazione/fusione europea.
Oggi lo tocchiamo con mano. Poi, certo, l’Europa unita ripartirà dal suo patrimonio inalienabile e caratteristico costituito dal cristianesimo, dal credere nell’esistenza dell’anima, dal culto del Vero, dalla coltivazione del pensiero come dono perenne, dalla profondità inattaccabile del suo senso morale, dalla proclamazione della fratellanza tra gli esseri umani come valore primario. Con la convinzione che la ragione del suo esistere risiede nel trasmettere questo patrimonio agli altri.