Non si può essere appagati per come si trascina stancamente la situazione politica italiana, tra confusione e slogan insulsi il cittadino comune, gravato dalla crisi economica e sanitaria, sembra aver smarrito il senso della vita quotidiana.
La coscienza impone, ancor di più oggi, di saper interpretare gli avvenimenti nuovi che si prefigurano all’orizzonte e di contribuire in maniera determinante alla costruzione di una nuova società che sappia incarnare i valori del solidarismo, della giustizia sociale e del popolarismo.
Un compito certamente non facile, per chi vuol continuare ad incarnare l’azione politica come mezzo e non come fine; ma determinante per poter ancora essere orgogliosamente individuati come cattolici democratici.
È tempo di riflettere seriamente su nuove impostazioni politiche, perché “non basta più il clamore delle denunce, serve il coraggio dei fatti”. Programma, morale e conseguenti comportamenti politici debbono costituire la base dalla quale ripartire per un rinnovato impegno in politica.
Ripartire da questi concetti e tradurli nella prassi politica significa ripensare un nuovo modo di essere presenti e protagonisti nello scenario politico, anche attraverso nuove forme organizzative autonome (che già esistono sotto forma di associazioni) che tengano conto delle varie realtà locali e, quindi, dei cittadini.
Il tutto in funzione di una politica che guardi con maggiore attenzione ai problemi reali del cittadino nell’attuale fase, ai suoi fabbisogni quotidiani. Perché, occorre riconoscerlo, questa politica è ancora troppo lontana dalle attese della gente.
Se nella fase politica della Prima Repubblica i cattolici democratici hanno dovuto incarnare all’interno della DC il ruolo di punta avanzata in un quadro politico che richiedeva l’assunzione di responsabilità nel senso delle riforme per un allargamento della base democratica dello Stato (sinistra politica che si distingueva dalla sinistra sociale); oggi il compito fondamentale è quello di assumere con coraggio il ruolo sociale per essere non solo vicini ai problemi del cittadino, ma anche per riportare la politica stessa più vicina alla base della società.
Tutto ciò non significa abbandonare la linea del riformismo politico ed istituzionale, anzi è proprio l’assunzione di un nuovo ruolo sociale ad incidere in maniera positiva anche all’interno di una politica delle riforme che ha sempre caratterizzato questa presenza politica fin dalle origini.
Luigi Granelli, una figura che non esitiamo a definire “spirito libero” non solo della DC, ma anche della sinistra politica della DC, ha saputo incarnare fino in fondo quel ruolo dei “cattolici democratici intransigenti” che hanno inciso in maniera positiva su tutta la storia di quel pensiero politico di frontiera con riferimento a Murri, Sturzo, Ferrari, Donati, Dossetti, Zaccagnini e, appunto, Granelli.
Ma l’intransigentismo, però, non è una posizione di chiusura dei cattolici democratici verso quelle forme di collaborazione politica che un sistema democratico richiede; quanto invece un modo di presenza originale ed autonoma dei democratici cristiani di sinistra. L’intransigentismo di Granelli si colloca non in un rifiuto gretto di collaborazione e di confronto con ideologie e impostazioni politiche diverse (basti ricordare le battaglie della sua Base per l’apertura a sinistra), ma di netta chiusura verso la concezione politica come pura e semplice gestione del potere, che per essere tale non tiene conto delle regole della morale.
Alla fine degli anni ottanta Luigi Granelli mi spiegava che la sua intransigenza era “nelle motivazioni ideali e di principio che presiedono la politica, senza cadere in posizioni integraliste che sono la negazione della politica”.
Certo non si vive nostalgicamente del passato, bisogna vivere il nostro tempo (come diceva Moro) con lo sguardo rivolto al futuro, ad un mondo che è cambiato e che continua a cambiare in maniera sempre più rapida; ma nello stesso tempo non si può non tener conto della storia, del coraggio e della statura politica dei cattolici democratici che sin dalle origini hanno saputo disegnare il tracciato di una strada sempre in salita nella faticosa conquista della libertà e della costruzione dello Stato democratico e laico.
Oggi che sono cadute le vecchie impostazioni ideologiche del passato (contro le quali i cattolici democratici han sempre lottato in forza di valori ideali ancora validi ed attualissimi), bisogna tornare alle origini, perché lì si ritrova non solo un coraggio ideale “rivoluzionario”, ma anche tutte quelle motivazioni che debbono costituire la nuova strada dei cattolici democratici verso la conquista di nuove frontiere.