Roberto Pertile riprende e circostanzia le analisi storico-economiche precedenti e aggiunge considerazioni sulla responsabilità della politica rispetto al progressivo declino del nostro sistema economico negli ultimi decenni.
È anche concreto circa le scelte necessarie per il futuro: privilegiare la produzione industriale rispetto alla speculazione finanziaria, gli investimenti rispetto ai consumi, l’innovazione, il maggior dimensionamento delle imprese, insomma un nuovo modello di sviluppo capace di orientare i settori produttivi sui ritorni a m/l termine del capitale investito, piuttosto che sui guadagni ravvicinati.
Ora a me sembra che il nostro attuale sistema politico, già carente e responsabile degli errori del passato, viva una crisi aggiuntiva dovuta al prevalere, non solo nell’elettorato, di domande/offerte a breve, brevissimo termine. Insomma, io penso che per un nuovo modello di sviluppo l’attuale dialettica democratica sia più un ostacolo che uno strumento.
Lo vediamo in questi giorni in cui tra l’annuncio di aiuti del governo e l’effettiva fruizione dei destinatari ci passa un mare burocratico. Non vorrei cadere in un equivoco: non si tratta di sospendere la democrazia, ma di sterilizzarne le vocazioni populiste andando a forme di governo da unità nazionale per un nuovo modello di sviluppo
Non so neanche se oggi in Italia ci sia una classe dirigente imprenditoriale con una strategia all’altezza di un nuovo modello di sviluppo. Con tutti i limiti analizzati da Pertile, negli anni 50.60 e 70 l’Italia ebbe una strategia industriale, basata essenzialmente sul ciclo auto+autostrade.
Dopo di allora non mi sembra sia apparsa una nuova classe imprenditoriale con una strategia.