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mercoledì, 17 Dicembre, 2025
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Roma ampliamento città giudiziaria, Sartini: "Consumo suolo pubblico"

Roma, 17 dic. (askanews) – Gli atti depositati dimostrano che l’ampliamento della città giudiziaria di Piazzale Clodio a Roma si dovrebbe fare con consumo di suolo pubblico, ovvero con la distruzione di parte del parco adiacente ai palazzi ora esistenti. Lo scrive in un comunicato Renato Sartini (PD), vicepresidente del primo municipio della Capitale e primo firmatario dell’atto.

Le dichiarazioni dei sottoscrittori del Protocollo d’Intesa erano chiare: l’intenzione delle parti era di far sì che “il nuovo edificio, inoltre, dovrà essere realizzato senza nuovo consumo di suolo e utilizzando la minor quantità possibile di aree che oggi sono permeabili (cioè in grado di assorbire le acque piovane) e la maggior estensione possibile di superfici già compromesse sotto il profilo ambientale”.

In uno specifico file del bando concorsuale – si legge nel testo – però, indicato nell’atto, in ben 3 foto e 3 legende si rileva invece che, dei 19.000 mq su cui si edificherà il palazzo di 24 metri di altezza, circa la metà riguarda suolo non antropizzato: le opere, di fatto, prevedono “consumo di nuovo suolo”. A meno di chiarimenti sul significato di queste foto e legende, a oggi sembrerebbe che il bando non recepisca appieno le indicazioni del Protocollo.

Ecco perché con l’atto si chiede che “si verifichi se, da come sembra emergere dalle foto stesse, la metà circa dell’area riportata come di nuova edificazione sia suolo pubblico non antropizzato e che, di conseguenza, la procedura di gara in oggetto non rispetti le direttive del Protocollo d’Intesa”.

Il nuovo edificio, inoltre, “dovrà essere realizzato senza nuovo consumo di suolo e utilizzando la minor quantità possibile di aree che oggi sono permeabili (cioè in grado di assorbire le acque piovane) e la maggior estensione possibile di superfici già compromesse sotto il profilo ambientale”.

Purtroppo l’atto, approvato in commissione Lavori Pubblici l’11 dicembre, a causa del voto sul bilancio e quello sulla delibera del commercio, non ha trovato spazio negli ultimi consigli e potrà essere portato in aula non prima dell’8 gennaio 2026.

Resta il problema che il bando si chiuderà il 30/01 e che le osservazioni allo stesso potranno essere inviate entro il 20/01. Forse non ci saranno tempi sufficienti per eventuali interventi istituzionali efficaci a tutela del suolo. L’atto, però, è stato approvato con il voto compatto della maggioranza mentre le opposizioni, da sempre contrarie alla edificazione nel Pratone, non contrarie all’Atto nella sostanza, si sono riservate di votare in Consiglio.

Con questo atto i Consiglieri, avversi da sempre in maniera trasversale e unitaria all’edificazione sul Pratone di via Teulada, vogliono, nella logica del “Buon padre di famiglia”, quindi nel ruolo di indirizzo e controllo degli esecutivi, affermare “ancora una volta la propria volontà di tutelare il suolo pubblico nel rispetto anche della volontà dei Cittadini, dei Comitati e delle Associazioni. E nel farlo però propongono alternative che ritengono ragionevoli e rispettose dell’ambiente, delle leggi europee sul consumo di suolo, rigenerazione urbana, sulla tutela del paesaggio e delle leggi sulle riserve naturalistiche”.

L’ampliamento della Città Giudiziaria di Roma a Piazzale Clodio prevede la costruzione di un nuovo edificio (fino a 24 metri) per ospitare 520 operatori, 49 aule e nuovi spazi, utilizzando in parte l’area del “Pratone” di Via Teulada, ma con un progetto che mira anche alla riqualificazione paesaggistica di Monte Mario, con prati e percorsi ciclopedonali, con un costo stimato di 80 milioni di euro. Un concorso di progettazione è stato indetto a fine 2025, con consegna elaborati entro gennaio 2026. Il protocollo d’intesa era stato firmato nel luglio 2024 tra Ministeri, Regione e Comune per avviare l’iter.