Nel Pd si fatica a focalizzare la questione di un lento e preoccupante deterioramento dell’immagine pubblica della Capitale, legato a vere o presunte vicende di corruzione. Il partito che governa Roma e la Regione, potendo peraltro contare su un controllo blando da parte dell’opposizione di destra, scivola sulle cronache più insidiose senza avviare una riflessione politica nel merito. Eppure, quando si parla di finanziamenti illeciti alle campagne elettorali, si tocca un punto particolarmente sensibile, soprattutto se ad essere chiamato in causa in sede processuale è il vertice regionale del partito.
Le dichiarazioni di Pellegrini e le risposte politiche
Veniamo ai fatti. Ieri haanno trovato ampio spazio anche su “Repubblica” e “Corriere della Sera” le dichiarazioni rese ai magistrati da Mirko Pellegrini, l’imprenditore noto come “Mister Asfalto”, arrestato per corruzione, turbativa d’asta e finanziamento illecito. Secondo quanto emerge dai verbali, Pellegrini avrebbe cercato referenti politici nel Pd per consolidare la propria attività nel settore degli appalti stradali romani. Afferma di aver versato 300 mila euro al senatore Bruno Astorre, segretario regionale del partito, precisando che, «dopo i finanziamenti consegnati a Astorre, non ho dato ulteriori soldi ad altri politici». Nel novembre 2024 scattano le perquisizioni e l’inchiesta diventa di dominio pubblico.
Pellegrini riferisce di aver tentato di avvicinare figure considerate influenti in Campidoglio, come Goffredo Bettini e Claudio Mancini. Non riuscendo ad incontrare il primo, avrebbe cercato un contatto con Claudio Mancini. A fare da intermediario sarebbe stato Gianluca Benedetti, viterbese, legato al consigliere regionale Pd Enrico Panunzi (molto influente all’epoca della Presidenza Zingaretti). Secondo l’imprenditore, gli incontri con Mancini sarebbero stati due, uno dei quali occasionale. Mancini, non indagato, respinge la ricostruzione e chiarisce di non aver mai avuto rapporti con Pellegrini, avendolo solo incrociato una volta in un ristorante romano.
Gli aspetti amministrativi della questione
L’indagine risulta ora chiusa; le difese possono presentare memorie o chiedere interrogatori. Ma qual è il quadro, al di là degli aspetti processuali? Negli ultimi anni il Campidoglio ha operato prevalentemente attraverso appalti stradali suddivisi in lotti territoriali, affidando la manutenzione con accordi quadro pluriennali a più operatori, spesso su base municipale. Era stata discussa anche l’ipotesi di un grande appalto unico per l’intera città, ritenuto più adatto ai grandi gruppi infrastrutturali, ma tale opzione non si è tradotta in scelte formali. È rimasto dunque il modello della pluralità di affidamenti, con l’obiettivo dichiarato di favorire concorrenza e rapidità degli interventi.
E la politica? Perché il Pd non apre una riflessione seria?
Vedremo come si concluderà il processo. Resta però una domanda eminentemente politica, ovvero se il silenzio del Pd su tali vicende, destinate a incidere con il loro clamore mediatico sulla realtà della politica nel suo complesso, rafforzi la sua credibilità o non finisca invece per indebolirla agli occhi di un’opinione pubblica sempre più disorientata. Non dovrebbe stupire, allora, se a queste forme di chiusura corrisponda una crescente disaffezione elettorale, fino alla rinuncia al voto. L’astensionismo non è figlio del caso.

