Durante il Roma Pride, sul carro di +Europa è stato esposto un cartello raffigurante la premier Giorgia Meloni, accompagnato da un gioco di parole giudicato volgare e sessista. L’immagine ha scatenato immediate reazioni e acceso un acceso dibattito sul confine tra satira politica e offesa personale.
Il commento di Calenda
Il leader di Azione, Carlo Calenda, ha reagito con fermezza:“Questa roba è indegna, volgare, sessista e insultante. E se invece della faccia della Meloni ci fosse stata quella della Schlein ci sarebbe stata una giusta indignazione generalizzata. Spero che gli amici di Europa si scusino rapidamente”.
Calenda ha poi sottolineato come sia sbagliato applicare regole diverse a seconda delle circostanze: se il bersaglio fosse stato un esponente di sinistra, lo sdegno – a suo dire – sarebbe stato unanime.
Il punto di vista di Fregolent (IV)
Sul tema è intervenuta anche la senatrice di Italia Viva, Silvia Fregolent: “Abbiamo sempre combattuto per i diritti delle persone Lgbt e abbiamo fatto approvare con la fiducia la legge sulle unioni civili. Pensiamo che il Pride serva per difendere i diritti di tutti non per insultare Meloni o Rowling”.
E ha aggiunto: “Una certa sinistra è talmente chiusa nel proprio recinto ideologico che neanche si accorge di quanto danno fa alla causa che a parole vorrebbe sostenere”.
In sostanza, Fregolent ha stigmatizzato un uso del Pride come megafono per lanciare insulti.
Tutt’e due le dichiarazioni segnano una linea di contrarietà rispetto ai “radicalismi” che si manifestano a sinistra. Ieri, per altro, un carro riportava anche le figure a testa in giù di Donald Trump, Elon Musk, Benjamin Netanyahu e J.K. Rowling. Non si può pensare che tali esibizioni non suscitino amarezza e disappunto nella stessa galassia del cattolicesimo democratico e popolare.
Il caso del Roma Pride ha messo in evidenza una frattura tra satira e rispetto, tra lotta politica e gesti offensivi. La vicenda solleva un interrogativo: può un evento come il tradizionale raduno dell’orgoglio gay ridursi a momento di polemica sguaiata o non deve invece trasformarsi veramente in un’occasione di festa, garantendo uno standard minimo di correttezza?