Roma, 22 lug. (askanews) – “Oggi alla Camera dei Deputati sta avvenendo un fatto che non può passare sotto silenzio e che suscita la nostra più profonda indignazione: il conferimento del Premio Italia-Israele 2025 al vicepremier Matteo Salvini, nell’ambito del convegno: “Mutamento Geopolitico: Il Nuovo Ruolo d’Israele”. Un riconoscimento che, secondo le stesse motivazioni ufficiali, premia l’impegno del leader leghista nel rafforzare le relazioni bilaterali tra Italia e Israele. Un ‘impegno’ che però coincide, nei fatti, con il sostegno incondizionato a un governo israeliano che continua a violare sistematicamente il diritto internazionale e i diritti umani del popolo palestinese. Matteo Salvini non ha esitato a stringere la mano insanguinata di Benjamin Netanyahu, figura ritenuta responsabile di crimini di guerra e gravi abusi contro la popolazione civile nella Striscia di Gaza e nei territori occupati.ìRicevere un premio in questo contesto non è un merito, ma una vergogna. Ed è molto grave che ciò avvenga in una sala della Camera dei deputati, luogo istituzionale che rappresenta tutte le italiane e tutti gli italiani”. Lo denunciano in una nota i parlamentari e le parlamentari dell’Intergruppo per la pace tra Palestina e Israele, coordinato dalla deputata M5s Stefania Ascari.
“È inaccettabile – si legge nella protesta dell’intergruppo per la Pace in Palestina- che un rappresentante del governo italiano si faccia vanto di un riconoscimento che equivale, simbolicamente, alla legittimazione della brutale carneficina in atto nei confronti dei palestinesi. La Camera avrebbe mai ospitato un evento in cui si premiava un ministro con il premio “Russia-Italia” alla presenza dell’ambasciatore di Mosca? Evidentemente no. Riteniamo doveroso che l’Italia interrompa ogni forma di collaborazione militare e politica con un governo che, in violazione delle più basilari norme del diritto umanitario, continua a usare la fame come arma di guerra, a perpetrare massacri, deportazioni e forme sistematiche di apartheid. Un governo che andrebbe isolato diplomaticamente, sanzionato nelle sedi internazionali e perseguito penalmente per i crimini commessi, come chiesto dalla Corte penale dell’Aja.
“Non possiamo – si conclude il documento di protesta- restare in silenzio. Il rispetto dei diritti umani non può essere subordinato a logiche geopolitiche o interessi economici. La pace si costruisce con la giustizia, non con i premi per la complicità con un governo criminale”.