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lunedì, 24 Novembre, 2025
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Salvini riprende fiato con exploit Veneto ma frena su Lombardia

Milano, 24 nov. (askanews) – La soddisfazione è evidente, come l’impegno a gestire la vittoria in Veneto con eleganza: Matteo Salvini non alza i toni, sceglie l’atteggiamento di partner affidabile della coalizione con “Giorgia” e “Antonio”. Glissa sulla Lombardia, non calca la mano sulla manovra; e sopisce ogni polemica interna alla Lega, a partire da quella con il ‘fronte del Nord’. Il risultato del Veneto è un tonico potente, per il segretario, che piomba a Padova per godersi il 35% abbondante raccolto dal partito e soprattutto la vittoria su Fratelli d’Italia nel duello interno al centrodestra.

Certo, con tanto merito di Luca Zaia, che da capolista ovunque riesce a riversare sulla Lega il suo consenso personale. A dimostrazione, sottolineano dal Carroccio, che “il lavoro sul territorio paga” e soprattutto, osserva il capogruppo in Senato e segretario della Lega Lombarda Massimiliano Romeo, che “le Regionali sono tutt’altra partita rispetto alle Politiche e alle Europee. E al Nord c’è la Lega”. Osservazione non casuale, perchè il risultato in Veneto riapre le speranze per i lombardi di conservare anche la guida del Pirellone. Anche se a gettare acqua sul fuoco è lo stesso Salvini: “Non dico che siccome abbiamo preso il 37% in Veneto a noi spetta qualcosa, valuteremo le proposte degli alleati come loro hanno ascoltato noi in Veneto”, dice il segretario. E ancora più chiaramente: “Non siamo né gentili né sprovveduti ma i patti si rispettano: quello per cui ci si era accordato per me vale anche nel momento in cui i veneti ci hanno premiati. Non cambio gli accordi fatti, per me rimane valido quanto concordato fino a ieri”. E oltre alla Lombardia, “si voterà in tante altre parti d’Italia”.

Atteggiamento responsabile, dunque, da parte di Salvini. Guardando agli alleati ma guardando anche all’interno del suo partito, per tenere a freno un ‘fronte del Nord’ che invece ora scalpita: “Da questo voto esce rafforzato chi chiede che le Regioni del Nord siano appannaggio della Lega”, rivendica un parlamentare dell’area. Che ora guarda con speranza a Luca Zaia: “È lui che ha fatto la differenza, ed ora è padrone del suo destino. Se resta in Veneto – avverte chi spera in un ritorno alla Lega del territorio – tra 6 mesi è scomparso, si deve proporre a fare qualcosa: i tempi sono fondamentali, deve prendere l’iniziativa”. E un tema “potrebbe essere il Csu che è la speranza di tanti”, ovvero lo schema di un partito del nord che si allea poi con un partito nazionale, come la Csu bavarese fa con la Cdu in Germania. Mentre invece i salviniani ‘suggeriscono’ per il ‘Doge’ un periodo di affiancamento a Stefani: “Sarebbe la cosa migliore, anche per il neo governatore. Poi alle prossime politiche Zaia tornerebbe a Roma con tutta la sua esperienza”.

Insomma la dinamica interna al Carroccio, con chi critica la svolta nazionale impressa dal segretario, è tutt’altro che sopita. Ma Salvini intanto riprende fiato: “Ci avevano dati per morti, e invece in Veneto siamo al 37%… E anche in Puglia – sottolinea per difendere la sua linea – siamo al 7% in un contesto problematico”.