L’intelligenza artificiale c’è già stata, si chiamava memoria. Con questo mainframe nessuno doveva ricorrere ai social, bastava accendesse il cervello e trovava spiegazioni per tutto.
Le nostre poesie
Sicuramente oggi si ignora cosa si perde a non poter disporre di “Novembre” di Pascoli (1891) o di “San Martino” di Carducci (1887). Che quasi ci richiama “Emozioni” di Battisti (1970). Non a caso nel 1993 Fiorello mise in musica la poesia di Carducci.
E Carducci quando scrisse “San Martino” aveva trovato lumi nella raccolta di Ippolito Nievo “Le lucciole” (1858).
E D’Annunzio (1893) e Sbarbaro (1911) e via di seguito. Sempre sui giorni di San Martino
Non la scansa neppure Cesare Pavese. “Estate di San Martino” è in “Lavorare stanca” del 1943: «Se trovassi un amico quest’oggi, starei sempre qui».
Nessuno inventa nulla, tutto si genera da qualcos’altro.
“La nebbia agli irti colli/ Piovigginando sale,/ E sotto il maestrale/ Urla e biancheggia il mar”.
A memoria. Veniva salvata nella mente. Ci potevi clikkare sopra per tutta la vita e così vedevi l’Estate di San Martino, … tra le rossastre nubi stormi d’uccelli neri com’ esuli pensieri nel vespero migrar.
La storia nel rigido inverno del 335
Dice la storia che un giorno del rigido inverno del 335, nei pressi di Amiens, Martino, soldato della guardia imperiale dell’esercito romano, s’imbatté in un poveretto seminudo. Quantunque non cristiano eppur mosso a compassione Martino tagliò un pezzo della sua clamide bianca e la dette a quell’uomo. Altre storie aggiungono che poi incontrando un altro povero, Martino si disfece anche di ciò che gli era rimasto, donandolo a questo secondo mendico.
La leggenda dice che di notte in sogno vide Gesù che parlava di lui: ‘Ecco Martino, che non è battezzato e mi ha rivestito’. L’indomani Martino si risvegliò in un tepore fuori dal comune, sembrava che la stagione si fosse interrotta, e trovò il suo mantello integro.
Il clima mite di Dio
Il detto, invece, proprio dell’Estate di San Martino, cioè i tre giorni, si rifà al tempo di clima mite che Dio riversò sulla terra per permettere a Martino di procacciarsi un nuovo mantello, visto che si era privato di tutto.
Scaduta questa pausa Martino non aveva però ancora trovato nulla. E allora Dio aggiunse altro tempo – “…e un pochino” – per non far patir di freddo il giovane soldato romano, finché questi non riuscì a disporre di un nuovo mantello.
Solo allora ripartì l’inverno. Che dire? Che laica o religiosa ogni vera compassione è umanità senza misura.

