Santarcangelo Festival, Sara Sguotti e le forme che si sfocano

Santarcangelo di Romagna, 18 lug. (askanews) – Un campo, sullo sfondo la rocca di San Marino e poi il cielo. E quindi un palcoscenico bianco e il corpo di Sara Sguotti che assume diverse forme, tra il biologico e il postumano, per creare un viaggio dentro la densità della materia, ma anche dentro le possibilità di un essere umano che danza. È lo spettacolo “S.O.P. -SOME.OTHER.PLACE” che la danzatrice e coreografa ha portato al Santarcangelo Festival 2023. “Le forme – ha detto l’artista ad askanews – entrano nel mio corpo in maniera anche abbastanza, come dire, sfocata. Quindi parto appunto da un’immagine che è legata a questa sensazione un po’ felina, quindi sono un po’ immagino di essere un felino per poi attraversare spazi e quindi magari non definire più la mia figura in quanto essere umano o non umano, essere nel presente e nel passato, nel futuro”.

Fino ad arrivare, simbolicamente, all’immagine mentale di un gorilla, che in un certo senso prima appare in tutta la sua chiarezza, ma poco a poco si offusca e scivola verso un’altra dimensione della percezione, verso quell’altrove dell’immaginazione che è l’obiettivo del lavoro di Sara Sguotti. “Il fuori entra nel dentro – ha aggiunto – e il corpo è soltanto una reazione in realtà, quindi il corpo si adatta a quelli che sono i luoghi che vengono proposti nella mia immaginazione”.

Sul palco non c’è nulla, tutto è affidato ai movimenti e ai passi della performer, la natura la abbraccia, ma in scena ogni cosa, anche quella sensazione di nebbia, va costruita in continuazione, movimento dopo movimento. Qui c’è la cifra coreografica dello spettacolo, qui la sua difficoltà ovviamente. Accanto al corpo c’è un unico altro possibile appiglio, affidato alla partitura musicale che Spartaco Cortesi esegue dal vivo. “Abbiamo deciso di usare il suono – ci ha spiegato il musicista – come se fosse un agente atmosferico, per cui abbiamo immaginato nubi che passano, quindi l’audio diventa un elemento anche quello poco definito ma che cambia in continuazione e dà meno riferimenti possibili a Sara”.

Ecco, nell’assenza dei riferimenti lo spettacolo trova i suoi, che sono più sottili, forse inafferrabili, ma hanno comunque la forza di sostenere la scena, di restituire emozioni al pubblico, di parlarci dei tanti modi in cui la danza oggi rappresenta una pratica irrinunciabile per chi vuole realmente pensare il contemporaneo. (L.M.)