SAPER MANEGGIARE LE CONTRADDIZIONI

“Dunque, esiste una doppia sfida”, spiega l’autore. “Una attraversa il principale (?) partito di opposizione. L’altra lo oppone alla maggioranza. Per cercare di vincerla, il Pd dovrà dimostrare di saper padroneggiare le contraddizioni”

Senza trascurare gli altri candidati, la sfida tra Stefano Bonaccini e Elly Shlein per la leadership del Pd evoca due modi di essere agli antipodi. Uno appare come un quadro politico all’antica, solido, pragmatico e buon conoscitore della macchina amministrativa. L’altra si presenta come una outsider, movimentista, estranea all’apparato e alla tradizione.

In una parola, e confidando che non si offenda nessuno dei due, un professionista del mestiere contro una professionista del dilettantismo. Si perpetua così una certa tradizione di quel partito. Figlio di culture politiche agli antipodi, e di lì in poi portato a svilupparsi, per così dire, in ampiezza. E cioè convinto che la sua varietà possa essere anche la sua carta vincente.

L’estensione del territorio di partito ne è stata, fin qui, la croce e la delizia. E la difficoltà di fare sintesi è stata sempre compensata dall’ambizione di farsi partito-paese. All’altro capo dello spettro politico la destra propone il modello opposto. E cioè l’identità, la tendenza (eccessiva) alla semplificazione, una leadership che non ama essere troppo discussa. In una parola, una sorta di anticipazione del presidenzialismo, che non a caso figura tra le ambizioni, almeno di prospettiva, dell’attuale maggioranza.

Dunque, esiste una doppia sfida. Una attraversa il principale (?) partito di opposizione. L’altra lo oppone alla maggioranza. Per cercare di vincerla, il Pd dovrà dimostrare di saper padroneggiare le contraddizioni. A cominciare dalle sue, ovviamente. Non sarà facile.

Fonte: La Voce del Popolo – 24 novembre 2022
[Articolo qui riproposto per gentile concessione del settimanale].