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martedì, Febbraio 11, 2025
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Scenari europei: anno nuovo e crisi ‘vecchie nuove’.

Si vive a Bruxelles la “crisi vecchia nuova”, capolavoro politico di questi anni Venti. Toccherebbe all’Italia, unico Paese fondatore il cui governo gode di buona salute, fare da guida. Ma…

Per sette secoli, a Praga, la sinagoga più importante è stata la “Sinagoga Vecchia Nuova”, gioiello architettonico della capitale ceca. Oggi, a Berlino e Parigi, e di riflesso anche a Bruxelles, si vive la “crisi vecchia nuova”, capolavoro politico di questi anni Venti. Mostrando una perseveranza degna di miglior causa, Macron e Scholz proseguono il duello a distanza fra chi la combina più grossa. Il francese, nel discorso di fine anno, ha detto che indirà una serie di consultazioni dirette su non meglio specificati “temi cruciali”. Pare si intenda una serie di referendum. Emmanuel si è sempre contraddistinto per una visione aristotelico tolemaica di sé stesso, ma così dimostra di non aver imparato nulla dalle lezioni di Cameron e Renzi sui referendum: la luna di miele con l’elettorato francese è finita, come dimostrano le elezioni europee e le ‘parlamentarie’ indette a metà 2024. Come diceva un altro celebre ebreo, Albert Einstein, “follia è ripetere la stessa azione aspettandosi risultati diversi”.

La vicenda del quasi ex Cancelliere tedesco rasenta il paradosso: ha iniziato l’anno inviando una lettera a Ursula von der Leyen, invitandola, in sostanza, a rimangiarsi qualsiasi cosa abbia fatto negli ultimi tempi, dal CBAM (cioè la tassa sul carbonio presente in determinati prodotti importati e l’eliminazione del sistema delle quote di emissioni), alla direttiva sulla sostenibilità fino alla tassonomia (il sistema di classificazione che determina se un’impresa è sostenibile dal punto di vista ambientale). Ha, infine, proposto incentivi per l’acquisto di auto elettriche, in una botta di assistenzialismo che neanche la FIAT si sarebbe sognata. Scopo della lettera è indicare le soluzioni per risolvere i problemi della Germania e recuperare terreno alle elezioni, visto che i sondaggi danno i socialisti tedeschi più che doppiati dalla CDU e abbondamene dietro AfD, sospinta dalle vicende austriache e dall’incandescente clima sociale, dopo l’attentato ai mercatini di Magdeburgo e le proteste degli immigrati islamici.

Tutto bene, se non fosse che gran parte di quelle misure che oggi il quasi ex Cancelliere vuole cancellare non solo sono state votate dai Socialisti in Parlamento e Consiglio, ma sono frutto dell’ideologia green dell’ex vicepresidente e responsabile per il clima Franz Timmermans. Insomma, da un lato i liberali sono preda del cupio dissolvi: non va dimenticato che erano parte della ex coalizione al governo anche in Germania – e dall’altro lato dell’Oceano con le dimissioni di Trudeau le cose non vanno meglio. Dall’altro, i socialisti cercano di cancellare quanto fatto da loro stessi, nella speranza che gli elettori dimentichino il recente passato.

In questo contesto, toccherebbe all’unico Paese fondatore il cui governo gode di buona salute fare da guida. Ma sembra che Meloni abbia altre priorità. Potrebbe dettare l’agenda per le future politiche europee. Ma servirebbero idee e uomini per realizzarle, a Bruxelles e a Roma, non a Washington o nella temporanea Casa Bianca di Mar-a-lago.