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mercoledì, 20 Agosto, 2025
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Schillaci sotto assedio? Non per I democristiani di S. Lorenzo fuori le Mura.

Presente alla messa in suffragio di De Gasperi, il ministro della Salute è apparso teso. Dopo la revoca del Nitag, mezzo governo lo scarica: solo Forza Italia si schiera a sua difesa. Fino a quando?

Ieri mattina, nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha partecipato alla tradizionale messa in suffragio di Alcide De Gasperi. Il portamento schivo e il volto serio, quasi contratto, non sono passati inosservati ai democristiani presenti. Al termine della cerimonia religiosa, davanti alla lapide realizzata nell’atrio da Giacomo Manzù per la tomba dello statista trentino, qualcuno gli si è avvicinato per un doveroso atto di solidarietà nel pieno della tempesta politica che lo ha investito in queste ore.

Il logoramento interno

La decisione di sciogliere il Nitag ha innescato un attacco senza precedenti. Fratelli d’Italia e Lega hanno alzato il tiro, contestando il merito e il metodo dell’operato del ministro. Lollobrigida ha ironizzato sul “consenso anche tra le opposizioni”, Salvini ha evocato la necessità del pluralismo, tanto per coprire le posizioni No-Vax. Persino i capigruppo di Camera e Senato, Bignami e Malan, si sono schierati contro di lui. Schillaci si trova dunque in una posizione di isolamento, circondato da critiche che ne minano la credibilità.

Forza Italia in bilico

A difenderlo è rimasta solo Forza Italia. Antonio Tajani ha espresso sostegno, ma resta da capire fino a che punto il partito azzurro sia disposto ad andare avanti, rischiando di arrivare allo scontro con Palazzo Chigi. La Premier ha dato segni di fastidio ma resta incerta sulle decisioni da prendere. D’altronde nella maggioranza serpeggia un sospetto: se il ministro uscisse indenne da questa vicenda, potrebbe rilanciare in vista della legge di bilancio, chiedendo più risorse per la sanità.

Dimissioni sullo sfondo

Non è da escludere, dunque, che la crisi porti a un passo indietro del ministro. Le dimissioni, pur non imminenti, restano un’ipotesi sul tavolo. La pressione politica aumenta di ora in ora, e la revoca del Nitag è diventata il pretesto per un braccio di ferro più ampio. Allo stesso tempo, si ragiona già sui possibili successori, con il nome di Marcello Gemmato in prima fila, anche se non mancano detrattori pronti a contestarne la nomina.

L’orgoglio del medico

Tuttavia, chi conosce Schillaci non lo immagina disposto a cedere facilmente. Le radici meridionali di famiglia lo fanno orgoglioso, all’occorrenza, nel difendere la dignità del suo lavoro di medico prima ancora che di politico. La tensione è palpabile, ma la sensazione è che voglia resistere, almeno finché non sarà costretto da fatti concreti, come un taglio alle risorse per la sanità o un commissariamento di fatto del suo dicastero. Intanto i democristiani ieri lo hanno incoraggiato.