Schlein e Bonaccini, come era prevedibile, hanno raggiunto l’accordo sulla gestione del Nazareno: sconfitto nelle Primarie, Bonaccini sarà proposto domenica, all’Assemblea nazionale, a Presidente del partito. Si consolida la svolta in senso radicale. Ora, al di là degli auguri che si possono fare a quei Popolari – da Castagnetti a Rosy Bindi – che rimangono nel Pd, nonostante la sua trasformazione in un partito della sinistra, credo si imponga la presa d’atto di un tale cambiamento. Una mutazione che come ha osservato Lucio D’Ubaldo su queste colonne, rischia di intrappolare la componente cattolico democratica nel Pd a guida Schlein. Troppe sono le differenze che emergono tra il nuovo corso Pd e la prospettiva dei Popolari. Divergenze che non sembrano componibili in una richiesta preventiva di pluralismo come quella avanzata dal documento del Comitato dei 58 dell’associazione dei Popolari. Perché i punti di confronto non riguardano solo i cosiddetti temi sensibili. A preoccupare altrettanto è la linea Schlein sui grandi temi. A cominciare dalla sua chiusura al multipolarismo in nome di una narrazione autoreferenziale che, lungi dall’esprimere il meglio della civiltà Occidentale, rischia di identificare l’Occidente con l’ideologia di alcune sue ristrette élites che continuano a guardare dall’alto in basso un mondo che invece in questo secolo è cresciuto ed ha visto cambiare i suoi equilibri.
Altro punto preoccupante dell’agenda Schlein è costituito dal suo appiattimento sull’estremismo ideologico ambientalista in nome del quale si sta tentando di imporre un dirigismo economico fino al 2050 sulla base di tecnologie desuete, quando il mondo sta andando in tutt’altra direzione (idrogeno, fusione e quant’altrot con un ruolo straordinario dell’Italia a fianco degli Usa verso le nuove frontiere dell’energia). Quanto appare lontana tale posizione dalla prospettiva di quell’ecologia integrale della Laudato si’ nella quale la sostenibilità sociale e quella ecologica marciano di pari passo. Se non si procede con questo equilibrio, si lascia libero il campo per un fondamentalismo green che invece rischia di assestare un duro colpo alla classe media, mettendo in discussione nel medio periodo, di fatto, l’accesso alla proprietà privata del popolo per beni essenziali come la casa o l’automobile.
Anche su una terza grande questione aperta, quella della transizione digitale, le prospettive appaiono distanti. Il Pd di Schlein aperto al transumanesimo, rischia di avallare una forma di digitalizzazione calata dall’alto che finisce per dare più potere e più ricchezza alle oligarchie e che risulta difficile da conciliare con il rispetto delle libertà fondamentali. Quello che fa la differenza è la concezione dell’uomo, il riconoscere la necessità di un nuovo umanesimo che accompagni e orienti questo tipo di trasformazioni. Il modello da seguire è quello avviato dal governo Draghi e che, fra le altre, ha trovato una valida espressione nel Progetto Polis di Poste Italiane, dove l’accento è posto non sul controllo, sulla schedatura digitale bensì sulla partecipazione, sul coinvolgimento anche nelle zone più remote del Paese nell’utilizzo delle nuove tecnologie, sullo sviluppo e sula riduzione delle disuguaglianze.
Insomma, in un Pd che sposa il programma del partito radicale, diventa difficile starci già sui temi “normali”, figuriamoci su quelli “etici”. Altra cosa sarà il confronto programmatico non pregiudiziale con la sinistra, ma da posizioni distinte e non subalterne. È per questo che una ricomposizione in autonomia dei Popolari è, a mio avviso, utile e necessaria in questa fase, per rappresentare e rendere feconda una cultura politica, quella cattolico democratica e popolare, che rischierebbe di venire offuscata e intrappolata altrove.