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Schlein e Meloni: tempi inediti da interpretare.

Non c’è dubbio che il risultato delle primarie a sinistra cambi molte cose. Non servono elegie o pregiudizi sulla nel-segretaria del Pd, i fatti s’incaricheranno di illustrare le novità. Comunque si annuncia una radicalizzazione del confronto politico.

Marco Follini

La vittoria di Elly Schlein appare come una piccola rivoluzione nel tempio politico del riformismo. Naturalmente si discuterà a lungo su quale sia la portata di questa “rivoluzione” e verso quali esiti essa possa condurre. E ancora, su quali forze potrà ancora contare quel riformismo di cui il Pd si è sempre proclamato interprete. Ma non c’è dubbio che il risultato delle primarie a sinistra cambi molte cose tra quelle che fino a poco tempo fa si usava dare per scontate. 

Naturalmente anche questa “rivoluzione”, se così vogliamo chiamarla, si è avvalsa dell’autorizzazione di qualche carabiniere. Dietro la fresca immagine della nuova leader del Pd si staglia infatti l’attivismo del vecchio apparato del Pci d’un tempo. Per non dire di un certo movimentismo correntizio postdemocristiano. Cose che capitano, in tutti i partiti. Ma che forse dovrebbero suggerire letture meno oniriche di quelle che vanno per la maggiore. Si tratterà insomma di vedere Schlein all’opera. Girando alla larga, per quanto è possibile, dall’elegia dei tifosi e dal pregiudizio dei sospettosi. 

Il galateo della politica richiede infatti di aspettare almeno qualche attimo prima di prendere posizione. Anche se è evidente che la sfida che ora si delinea tra Meloni e Schlein annuncia fin d’ora una radicalizzazione della lotta politica. Ed è curioso che siano due donne appassionate a dare fiato alle trombe di una contrapposizione che promette di essere tutt’altro che mite e remissiva. Segno dei tempi, e di tempi piuttosto inediti, anche questo.

Fonte: La Voce del Popolo – 2 marzo 2023

[L’articolo è qui riproposto per gentile concessione del settimanale della Diocesi di Brescia]

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