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sabato, 27 Settembre, 2025
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Schlein testa campo largo nelle Marche, sfida chiave verso politiche

Roma, 27 set. (askanews) – E’ la prima regione al voto, in questa tornata autunnale, ma potrebbe essere già quella decisiva per decidere il confronto tra centrodestra e centrosinistra. La sfida delle Marche rischia di essere “l’ago della bilancia”, perché è forse la regione dove il risultato è più incerto, una sorta di versione italiana dell’Ohio, lo stato Usa spesso decisivo per decidere chi conquista la Casa Bianca. In questo caso la posta in gioco non è così alta, ma non è certo un caso che sia Giorgia Meloni che Elly Schlein si stiano spendendo in prima persona nella corsa tra il presidente uscente Francesco Acquaroli e il candidato del campo largo Matteo Ricci.

In molte delle altre regioni al voto il risultato è considerato quasi scontato, sembra impossibile che il centrosinistra riesca a contendere il Veneto al centrodestra, e anche la Calabria viene considerata quasi una roccaforte dei partiti di maggioranza. Come pare un’impresa disperata per Fdi-Lega-Fi provare a giocarsela in Toscana, Campania e Puglia. Insomma, le Marche potrebbero decidere se le regionali d’autunno – una sorta di prova generale prima delle politiche – segneranno un pareggio o una vittoria di misura della coalizione progressista, come spera fortemente la Schlein.

La leader Pd ha scelto di puntare forte sul voto nelle regioni, per mesi ha lavorato – “testardamente”, come ama ripetere – alla costruzione dell’alleanza più larga possibile, una sorta di prova generale di quello che dovrà accadere da qui a un paio d’anni per le politiche, nei suoi piani. La missione è riuscita, perché salvo qualche smarcamento di Carlo Calenda, il fronte progressista è unito ovunque. “Meloni si abitui – dice la leader Pd ormai quotidianamente – non faremo più alla destra il favore di presentarci divisi”.

Ma questo ‘prototipo’ di alleanza ora deve superare la prova del voto, la leader Pd se bene che il percorso verso le politiche è solo all’inizio e che sono in tanti, dentro e fuori al Pd, ad avere progetti non del tutto coincidenti con i suoi. Innanzitutto perché c’è da sciogliere la questione della candidatura a palazzo Chigi e poi perché la minoranza interna è pronta a riaprire il dibattito sulla linea e sul profilo del partito. Discussioni alle quali la Schlein conta di arrivare rafforzata dal voto nelle regioni.

La leader Pd si è spesa tanto in queste settimane, ha girato la regione con Ricci, dopo aver studiato i sondaggi e raccolto le indicazioni dal territorio. La partita non è semplice, dice un parlamentare Pd, “perché la Meloni ha schierato tutta la potenza di fuoco possibile in vista del voto. Sono venuti più ministri in queste settimane che in dieci annià”. Nonostante questo, al Nazareno ritengono che lo scenario con cui si arriva alle urne sia quello di un testa a testa e che la vittoria andrà a chi riuscirà a mobilitare di più il proprio elettorato.

Il vero nemico da sconfiggere, insomma, sembra essere l’astensionismo e al Pd confidano che sulle urne possa pesare anche un “effetto Gaza”, considerando che il governo Meloni su questo tema è ha una linea poco in sintonia con il sentimento dell’opinione pubblica. L’ondata di mobilitazione contro l’invasione israeliana può riflettersi al momento del voto, spera più di un parlamentare Pd. Si vedrà lunedì pomeriggio chi ha saputo motivare di più i propri elettori.