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giovedì, Febbraio 13, 2025
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Senza soft power gli Stati Uniti sono più deboli

Il ciclone Trump può fare molti danni. Dalla Casa Bianca è partito l’ordine di cancellare i finanziamenti a UsAid. Non è efficienza, ma esaltazione di un’America ripiegata su stessa. In prospettiva, meno influente…

Il ciclone Trump si sta scaraventando contro il mondo all’insegna dell’America first. Così facendo egli crede di rendere “di nuovo grande l’America”, i cui interessi sono prioritari rispetto ad ogni altra cosa. Molti americani gli hanno creduto e lo hanno votato per questo. Più prosaicamente la schiera di miliardari che gli sta dietro ritiene di poter aumentare ancor più il proprio potere e la propria strabordante potenza economica.

La forza degli Usa, però, dal dopoguerra in poi è stata certo economica e militare ma innanzitutto – lo ha ricordato correttamente Danilo Taino sul Corriere della Sera pochi giorni fa – è stato il suo soft power a rendere nel mondo occidentale quello che l’America è per molti di noi: un sogno di libertà e ottimismo espresso di volta in volta da Hollywood, dal rock’n’roll, dalla conquista dello spazio, e si potrebbe continuare a lungo, incluse molte “americanate” che a noi europei appaiono tali e dunque assurde ma che poi magari copiamo (chi sarebbe andato, una volta, al cinema con un mega-barattolo di pop corn? e chi non riconosce l’errore di un’alimentazione ipercalorica sbagliata prodotta da Coca Cola, Mc Donald’s e da tutto il resto ma poi non sa resistervi?) ma che nell’insieme ci hanno fatto superare anche i momenti di attrito, legati per lo più alle guerre sbagliate che gli Stati Uniti hanno intrapreso, dal Vietnam all’Iraq.

Nonostante le periodiche manifestazioni di critica o di insofferenza o anche di disprezzo nei confronti dell’Amerika con la kappa alla fine il soft power statunitense (sostenuto certo anche dall’hard power economico e militare, è bene ribadirlo) ha prevalso, pure nel campo politico: con personaggi carismatici come i fratelli John e Bob Kennedy, o come Ronald Reagan (per i conservatori) e Barack Obama (per i progressisti).

Il soft power Usa è stato però – proprio in virtù di positive decisioni adottate dalla politica – anche il risultato di alcune iniziative globali cariche di significato umanitario come ad esempio UsAid, l’agenzia federale istituita da John Kennedy che sostiene innumerevoli progetti di aiuto in 130 nazioni elargendo fondi (40 miliardi di dollari nel 2023) gestiti da personale americano in supporto a operatori sanitari e sociali locali. Interventi di assistenza medica e di prevenzione delle malattie conseguiti attraverso distribuzione di farmaci e vaccini, educazione sanitaria, aiuto al pre-parto e al parto che hanno nel tempo salvato la vita a milioni di persone, soprattutto bambini, divenendo così, oggettivamente, un solido strumento di cooperazione con tanti paesi e dunque di fatto un ulteriore supporto (e in questo caso assolutamente meritevole di plauso) all’influenza degli Stati Uniti nel mondo.

Domenica scorsa a in ½ ora su Rai3 un medico sacerdote italiano che lavora in Uganda e Repubblica Centrafricana ha spiegato quale sia l’attività svolta grazie a questi fondi e come nel giro di pochi giorni tutta la struttura americana (sedi, personale) sia stata smantellata, abbandonando di punto in bianco al loro destino persone fragili e povere che necessitano aiuto.

Risultato immediato, questo, della decisione di Donald Trump su impulso dell’onnipresente Elon Musk – che è il responsabile del Dipartimento per l’efficienza del Governo – secondo il quale UsAid è una fonte di sprechi. L’uomo più ricco del mondo toglie possibilità di assistenza a bambini, donne, uomini fra i più poveri del mondo. Così vanno le cose, oggi.

I dipendenti di UsAid sono stati per ora sospesi dal servizio ma non ancora dallo stipendio, quelli in missione hanno l’ordine di rientrare in patria entro un mese (trascorso il quale non avranno il biglietto aereo pagato), gli uffici di Washington e quelli sparsi nel pianeta sono stati chiusi, il sito internet pure.

Trump ritiene di risparmiare, così facendo, soldi che poi destinerà agli americani. Non sa evidentemente cosa significhi il soft power, credendo solo nella forza del ricatto che il più forte impone al più debole. Non capisce che invece perdendo quella forza morale derivante da iniziative come UsAid perderà anche influenza politica. E con quella perderà pure influenza militare. Lascerà uno spazio vuoto. E siccome gli spazi vuoti si riempiono, altri li occuperanno. Russia e Cina sono già pronte. Anzi, in Africa sono già in azione. Non da ieri, certo, ma ora avranno ancora più spazio di intervento.