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martedì, 15 Luglio, 2025
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Serve un nuovo partito? Gli italiani rispondono sì, soprattutto al centro

Il 39% auspica una nuova forza politica con leader e programmi alternativi: un dato che interroga tutto lo spettro partitico, ma soprattutto rivela il disagio e la frustrazione di un’area si centro (estesa anche a sinistra).

Il sondaggio Swg per il Tg La7, diffuso ieri, fotografa un’Italia politicamente inquieta, desiderosa di cambiamento e sempre più distante dall’offerta attuale dei partiti. Alla domanda se sia necessario un nuovo soggetto politico, con leader nuovi e programmi differenti, il 39% degli intervistati ha risposto in modo affermativo. Si tratta di una percentuale significativa, che supera quella di chi si accontenta dell’esistente (28%) e di chi spera solo in un ricambio interno ai partiti attuali (33%).

La richiesta di novità, in apparenza trasversale, si concentra però in modo eloquente tra quanti si definiscono di centro (49%) e di centrosinistra (44%). Persino nel centrodestra, che pure è al governo e gode di una leadership consolidata, il 27% degli elettori dichiara di desiderare positiva la nascita di un nuovo partito. Ma è soprattutto tra i “non collocati” — quasi la metà degli intervistati (45%) — che si annida la vera area del disincanto, spesso coincidente con l’astensionismo crescente.

Si tratta, in sostanza, di un’Italia che non si riconosce più nel gioco delle alleanze e nelle proposte attuali. Il dato più rivelatore riguarda proprio il campo progressista: l’esperimento di “collaborazione competitiva” tra Schlein e Conte non intercetta la domanda di rappresentanza che sale da settori più maturi, razionali e responsabili dell’elettorato progressista. Il ritorno a formule di sinistra identitaria non entusiasma, anzi spinge molti potenziali elettori a guardare altrove — o…a non guardare affatto.

C’è poi un messaggio inequivocabile per quell’area centrista, riformista, democratica e moderata che da anni subisce scissioni, personalismi e fallimenti organizzativi. Il 49% di chi si dichiara di centro chiede con chiarezza una forza nuova. Non un contenitore di riciclo, non un rassemblement d’occasion, ma un’iniziativa credibile, fondata su leader nuovi e visione riformatrice: qualcosa che oggi, semplicemente, non c’è.

Il sondaggio, con tutta la cautela dovuta alla sua dimensione campionaria, ha però il merito di ribadire un fatto: il sistema politico è stagnante, l’offerta partitica inadeguata, e il desiderio di rimescolare le carte è largamente diffuso. Se questo impulso rimarrà inascoltato, a guadagnarne non sarà il pluralismo, ma il disimpegno. Oppure — ed è l’altra ipotesi — emergerà infine una proposta nuova, capace di dar forma politica a ciò che oggi è solo attesa.