Nato a El Paso (Texas), Marcell è il giovane che pochi giorni fa ci ha preso il cuore, facendolo battere a 100 all’ora e regalando all’Italia l’oro nei 100 metri piani.
Qualcuno ha titolato a ragione: «Vince l’Italia dell’integrazione».
A tale proposito, il Presidente del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) Giovanni Malagò ha dichiarato: «Non riconoscere lo “ius soli” sportivo è aberrante e folle».
Accade infatti che ci sono circa 800mila ragazze e ragazzi, nati in Italia da genitori stranieri, i quali non possono vestire la maglia della nostra nazionale nelle competizioni internazionali perché la cittadinanza italiana verrà concessa loro soltanto dopo aver compiuto i 18 anni.
Emblematico il caso di Great Nnachi: nata in Italia da genitori nigeriani, un talento nel salto con l’asta, nominata dal Presidente Mattarella “alfiere della Repubblica”, ma non può gareggiare per l’Italia perché ha solo sedici anni.
L’universo dei “figli d’Italia non riconosciuti”, inoltre, è molto più vasto e variegato di quello degli atleti.
Molti sono bravi nelle discipline sportive, molti altri eccellono in quelle musicali, e i più sono come siamo tutti: cioè, esseri umani.
Non sanno correre come il vento, non hanno una storia interessante da raccontare, parlano dozzine di dialetti variegati e abitano terre che vanno dalle Dolomiti alla Sicilia. Crescono, studiano e lavorano. Silenziosamente.
«Purtroppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gli italiani», diceva Massimo d’Azeglio poco dopo il 1861.
Oggi quasi due milioni di persone che vivono, studiano e lavorano in Italia sono senza cittadinanza. Per lo più giovani. Ragazze e ragazzi nati nel nostro Paese ma privati del più elementare dei diritti: quello di cittadinanza.
Eppure l’Italia è la loro patria. L’unica patria che conoscono. Quella che rappresentano e per la quale molti di loro gareggiano.
Marcell Jacobs, nato negli Stati Uniti, padre americano e madre italiana, È ITALIANO, parla italiano, è l’orgoglio dell’Italia alle Olimpiadi.
Ma quanti altri ragazzi e ragazze non avranno mai la possibilità di sentirsi chiamare italiani?
Dichiara il Movimento “Italiani Senza Cittadinanza”: «Siamo per il DIRITTO ad esercitare a pieno ogni sport, fino ai livelli agonistici. Ma l’accesso alla Cittadinanza DEVE ESSERE per tutti. Anche per chi tra noi non eccelle negli sport».
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