11 C
Roma
mercoledì, Febbraio 12, 2025
Home GiornaleSicurezza e responsabilità, un imperativo morale per il lavoro.

Sicurezza e responsabilità, un imperativo morale per il lavoro.

Mantenere un cittadino al di fuori del mondo lavorativo significa sottrargli un diritto fondato sulla nostra Costituzione. Purtroppo il lavoro miete vittime. Solo quest’ anno ne abbiamo registrate oltre 500.

A Foggia si muore in Ospedale, a Brandizzo due anni fa sono morti investiti dal treno 5 operai mentre lavoravano sui binari. Il Presidente Mattarella ancora una volta ha ricordato, in occasione dell’anniversario, che “I morti sul lavoro sono una offesa alla coscienza collettiva”. Mario Draghi con incisività ha ricordato che “Noi siamo gli ultimi per occupazione femminile, per fecondità, ma la Costituzione italiana tutela la parità di condizione.
Io mi domando: ma la gente che paga meno le donne degli uomini sa che sta andando contro la Costituzione? La parità di condizioni non si fa per decreto ma costruendo un ambiente propizio”.
Il lavoro valorizza la dignità e le attitudini della persona. Mantenere un cittadino al di fuori del mondo lavorativo significa sottrargli un diritto fondato sulla nostra Costituzione, mortificarne le capacità utili al progresso civile ed economico della Nazione. Importante e dimenticata la bellissima enciclica di Giovanni Paolo II “Laborem exercens” che si apre con uno sguardo quanto mai attuale.
Mette in guardia per non abusare del creato, affidato all’umanita’ perché lo domini ma non lo distrugga; la seconda forte avvertenza riguarda l’ecologia con una esortazione contro “l’inaccettabile inquinamento”. Non c’è lavoro più o meno nobile perché è la dignità della persona che conferisce nobiltà. Si trasformano luoghi, orari, innovazioni tecnologiche, ma ogni attività umana favorisce la crescita di conoscenze e applicazioni per migliorare la
qualità della vita. Purtroppo, invece, in molte situazioni registriamo che il lavoro miete vittime. Solo quest’anno fino ad oggi le famiglie che hanno pianto la perdita di vittime durante il lavoro sono oltre 500.
È ipocrisia piangere e commemorare. Semplicemente non deve accadere.
Il controllo sociale e delle istituzioni non può essere cedevole o distratto, accettando anche la eccessiva confidenza che il lavoratore ripone nella sua competenza, evitando di applicare rigorosamente le regole per la sua sicurezza. Come pure i datori di lavoro.
[Il testo è tratto dall’ultima newsletter di M. Garavaglia]