Articolo pubblicato dalla rivista il Mulino a firma di Nicola Pedrazzi
L’8 settembre 2007, quando Beppe Grillo intimò all’unica bandiera sventolante in Piazza Maggiore di abbassarsi «perché portano sfiga», io c’ero e come gli altri risi. Ricordo che a fine giornata acquistai online il cofanetto di Incantesimi, lo spettacolo portato in tour da Grillo nel 2006; non feci nessun caso al logo di uno sconosciuto editore (una certa Casaleggio Associati), in compenso divorai il manuale per l’utilizzo del blog che veniva allegato al dvd (un libro che spiega come funziona un sito: che tenerezza!). Con un po’ di senno del poi e qualche anno in più sul groppone oggi sappiamo ammettere che miscelando il Vaffa dello stadio, il successo del film V per Vendetta (2005) e il ricordo della Resistenza (l’8 settembre non fu scelto a caso, ahinoi) il primo V-Day di Bologna inaugurò, sul piano estetico, emotivo e spettacolare – i livelli politici che oggi contano – la stagione di quel giacobinismo verbale e comunicativo che tanto male ha fatto al riformismo italiano, ma che al contempo ha condotto, in mancanza di altre forze qualitative, all’emarginazione mediatica di Silvio Berlusconi – che la sconfitta del Cavaliere non sia stata politico-culturale lo rende evidente l’attuale geografia parlamentare, dominata da antropologie (l’estrema destra di governo e gli onesti travagliosi) di diretta formazione berlusconiana.
A dodici anni dal V-Day di Bologna, il doloroso trapasso dalla seconda alla non-si-sa-quale Repubblica consegna alla neo Lega di Salvini la forza elettorale per ambire all’Emilia-Romagna. Temendo che gli attuali governanti possano perdere, quattro ragazzi bolognesi creano un evento Facebook e invitano la cittadinanza a confluire «sul crescentone» di Piazza Maggiore, armati di una sardina colorata autoprodotta: «Alle 20.30, quando gli “altri” entreranno nella bolla del Paladozza ad ammirare il loro nulla noi saliremo sul crescentone, ci stringeremo fino a soffocare finché non arriverà il segnale forte e chiaro: NOI SIAMO 6.000 E SIAMO VERI, e voi? Chi si unisce alla prima rivoluzione ittica della storia?». Nasce così, in meno di una settimana, il movimento delle #sardine: un format di presidio fisico attivabile in qualsiasi piazza, ancora una volta senza partiti coinvolti e senza bandiere a sventolare durante i raduni. Rottura o continuità? A me pare entrambe.
La piazza Maggiore del 14 novembre scorso porta alle estreme conseguenze la disintermediazione dell’«uno vale uno» grillino, ma è profondamente diversa da quella del 2007. La principale differenza sta nel fatto che il V-day fu tutt’altro che «spontaneo», si giovò di un volto famoso e di un’organizzazione professionale. Come emerge dalle testimonianze dei dipendenti della prima ora, gli esperti di Gianroberto Casaleggio cominciarono a lavorare con metodo alla produzione del consenso ancora prima di capire dove incanalarlo;