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Sopravvissute Nova Festival a Roma ridanno voce all’inferno 7 ottobre

Roma, 4 mar. (askanews) – Hadar Sharvit e Yuval Tapuchi, sono due ragazze di 28 anni sopravvissute al massacro del Nova Festival il 7 ottobre 2023, dove furono uccise 364 persone, mentre molte altre furono rapite. In un incontro organizzato dall’Ambasciata israeliana e dall’Ucei (Unione comunità ebraiche italiane) intitolato “Sopravvivere all’inimmaginabile: voci di donne dal 7 ottobre” organizzato presso la Biblioteca nazionale dell’ebraismo italiano Tullia Zevi a Roma, a pochi giorni dall’8 marzo, con grande coraggio hanno ricordato quel giorno infernale e dato voce a chi non c’è più.

“Ho visto gente freddata a colpi di pistola davanti ai miei occhi, sono immagini che vedo tutte le sere a letto prima di addormentarmi. Hamas è il male assoluto”, ha raccontato Hadar, insegnante di matematica, che oggi dà lezioni sull’autoguarigione dai traumi e offre visite guidate al memoriale delle vittime del Nova.

Ha corso via per diverse ore, provato a chiamare il padre per dirgli che “stava per morire”. Si è fermata sotto un albero, e da lì ha sentito di tutto “abusi, grida, urla, silenzio”. “Gente che gridava per la sua vita e poi silenzio. Nessuno dovrebbe sentire questo tipo di inferno, io mi sentivo in inferno e mi stavo preparando a morire. Essere viva oggi non è ovvio”.

“I terroristi erano entrati nel frutteto, noi li vedevamo, loro non vedevano noi – ha proseguito – sentivo granate, spari, suoni che sento ancora oggi nelle mie orecchie. Siamo poi usciti e ho visto tutto quello che avevo sentito in quelle 4 ore. Corpi senza vita per terra, auto bruciate, proiettili. In quanto donna, percepisco quella brutalità in me, lo sento nel mio corpo anche se non era contro di me. Quella donna potevo essere io”.

Hadar ha poi rivolto un pensiero alle donne ancora in ostaggio nella Striscia per tutto questo tempo e la “paura” che possano essere incinte di un terrorista, o più semplicemente, il disagio che possono provare quando hanno il ciclo.

“Penso che il mondo non capisca la brutalità di quel giorno, Hamas è stato davvero brutale. Quando vedo gente che sostiene Hamas mi vergogno per l’umanità, se sostenete Hamas sostenete stupri, violenze, omicidi”, ha aggiunto.

“Ho imparato che bisogna continuare a correre per salvarsi – ha spiegato Yuval Tapuchi, che fino a prima del 7 ottobre gestiva una clinica per diabetici e oggi si occupa di arte – spero che la gente colga l’opportunità per essere ciò che non vogliamo essere e diventare l’opposto dei terroristi: siamo ancora in guerra, ci sono ancora ostaggi, non sono stati liberati, ci sono anche amici miei. È un lutto collettivo, è qualcosa che non se ne va con cui bisogna imparare a convivere, a elaborare, serve tempo. Puoi fare sedute psicologiche, terapie alternative, agopuntura. Io non sono riuscita ancora a tornare al lavoro, quel giorno ha cambiato tutta la mia vita. Non ho dormito la notte per un anno intero, quando risenti quei suoni che hai sentito, in ogni posto, pensi a un’esplosione e invece è solo un’auto, un cestino. Bisogna darsi il tempo per recuperare e ricostruire se stessi”.

La presidente Ucei, Noemi di Segni, che durante l’incontro più volte non è riuscita a trattenere le lacrime, nel suo intervento introduttivo ha ricordato come quelle avvenute siano state “violenze sulle famiglie, non solo contro le donne, ma contro i nuclei famigliari, per portare orrore dentro le famiglia”.

A moderare l’incontro Ophir Eden, consigliere per gli Affari Pubblici dell’Ambasciata d’Israele in Italia. Tra gli interventi anche quello di Inbal Natan Gabay, Consigliere Politico e Portavoce dell’Ambasciata d’Israele in Italia, secondo la quale da quel giorno (7 ottobre) “niente è più come prima” e ha lanciato un appello “affinché tutto questo non accada più, in nessuna parte del mondo”.

“In ogni scontro armato c’è sempre una guerra nascosta, la guerra che si combatte contro le donne, i loro corpi, i loro figli – ha dichiarato l’onorevole Martina Semenzato, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta femminicidio e violenza di genere, sottolineando che – la violenza sessuale contro le donne è un’infame strategia militare. Lo scopo è umiliare il nemico, annullare l’identità delle ‘nostre’ donne”.

Da remoto invece l’emozionato intervento di Cochav Elkayam-Levy, Fondatrice e Presidente della Commissione Civile sui Crimini del 7 Ottobre di Hamas Contro Donne, Bambini e Famiglie: “Il 7 ottobre ha dimostrato quanto dobbiamo ancora lottare, per dare voce a chi è stato fatto tacere per sempre. Hamas ha compiuto il crimine perfetto, violentando e uccidendo donne, e azzittendo tutto questo per sempre. Ci sono state anche atrocità sessuali. La battaglia legale sta solo iniziando, la raccolta di prove per queste vittime si sta concretizzando e a breve potranno farsi sentire nei tribunali. Hanno separato famiglie e stuprato donne davanti ai bambini. La cosa più importante in questo lavoro è dare voce alle vittime e dare loro linguaggio per esprimere le loro sofferenze”, ha concluso.