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venerdì, 10 Ottobre, 2025
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Stablecoin, prudenza dei ministri Ue su ipotesi revisione MiCaR

Roma, 9 ott. (askanews) – Prudenza dei ministri delle Finanze della Ue e cautela del Mes sull’ipotesi di rivedere le normative – peraltro relativamente recenti – della “MiCaR”, la normativa sui titoli digitali, in particolare per tenere conto del rapido sviluppo di stablecoin. Forse un po’ più aperturista la Commissione europea, ma si tratta di sfumature. Quello che è certo è che la rapida crescita di questo segmento del criptuniverso sta mettendo pepe sulla coda alle autorità comunitarie per lo sviluppo dell’euro digitale.

In generale “nelle discussioni di oggi c’è un chiaro riconoscimento dei ministri dell’importanza della stabilità della regolamentazione. E del ruolo che regole stabili possono giocare sulla prevedibilità, e per questo nell’incoraggiare investimenti e innovazioni”, ha spiegato il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, nella conferenza stampa al termine della riunione.

Il tema stablecoin è stato affrontato nella parte di discussioni allargata a tutti i ministri della Ue. “Sappiamo che è probabile che questi asset digitali giocheranno un ruolo sempre più importante nei mercati finanziari. Ci siamo confrontati su opportunità e rischi”, ha proseguito l’esponente irlandese.

Quanto alla direttiva Ue Mica, o MicaR, “sì – ha detto Donohoe – penso che sia ancora idonea”. Piuttosto, il crescente sviluppo delle stablecoin “ha aggiunto urgenza sull’euro digitale: governi Commissione e Bce sono orientati ad accelerare ulteriormente” sullo sviluppo di una valuta digitale della Banca centrale (Cbdc).

Questi due temi si vanno a intersecare in un divario di strategie tra Stati Uniti ed Europa, che si è intensificato negli ultimi mesi. L’Ue punta sull’euro digitale, affermando che servirebbe a tenere il passo con la digitalizzazione dei pagamenti e a garantire autonomia strategica e la sovranità europee. Washington, dall’avvento dell’amministrazione Trump, ha invece vietato le Cbdc (come sarebbe l’euro digitale), puntando piuttosto sulle stablecoin denominate in dollari, che ad oggi rappresentano la stragrande maggioranza del settore (attorno al 99%).

Divari che riflettono approcci molto diversi e motivazioni che, a tratti, appaiono quasi ideologiche. Negli Usa a guida Trump si guarda con diffidenza alle valute digitali delle banche centrali perché si sospetta che possono diventare uno strumento di controllo sociale, al punto di vietarle. In Europa, all’opposto, si guarda con una certa inquietudine alle stablecoin, innanzitutto perché facenti parte del volatile settore dei criptoasset, e più nello specifico perché si teme che possano diventare uno strumento anche per insidiare la sovranità monetaria altrui.

Trattandosi di sviluppi – entrambi – molto recenti è intrinsecamente difficile valutarne i rischi concreti, dato che manca una casistica.

Donohoe ha voluto sottolineare che “il progetto dell’euro digitale è iniziato ben prima degli sviluppi che vediamo negli Usa” (risale al 2020). Ha confermato che vi sono preoccupazioni del sistema bancario irlandese sui potenziali costi di questo sviluppo. Tuttavia “l’euro digitale offrirà opportunità e benefici per le banche, le questioni relative ai costi possono essere inquadrate anche nell’ambito delle grandi opportunità che presenta”, ha detto.

Quanto alla Commissione europea, “ovviamente” quella delle stablecoin “è una questione che seguiamo attentamente. La Mica include salvaguardie per mitigare i rischi – ha detto per parte sua il commissario all’Economia, Valdis Dombrovskis – che includono poteri sia alle autorità nazionali, sia a quelle europee. E ci sono requisiti, come sulle riserve. Ma ovviamente alla luce dei recenti sviluppi negli Usa continuiamo a seguire la situazione attentamente per vedere se il nostro quadro normativo sia sufficiente, specialmente per le stablecoin denominate in euro. Tenuto conto che il 99% di quelle esistenti sono in dollari”.

Su questo versante, tuttavia, lo scorso 25 settembre si è verificato uno sviluppo rilevante: 9 grandi banche europee – tra cui le italiane UniCredit e Banca Sella (assieme a Ing, Kbc, Danske Bank, DekaBank, Seb, CaixaBank e Raiffeisen Bank International) hanno unito le forze per lanciare una stablecoin denominata in euro. Che sarà conforme proprio alle normative della Mica.

Mossa che potrebbe aver contribuito alla apparente cautela, espressa da Donohe a nome dei ministri, sull’ipotesi di rivedere queste norme.

Cauto è apparso anche il direttore del Mes, Pierre Gramegna. “Ho mostrato cautela – ha riconosciuto -. Dobbiamo colmare le lacune se ce ne sono. La discussione di oggi non ha dato opportunità di andare nei dettagli ma è chiaro che dato l’alto livello di stablecoin Usa in dollari dobbiamo cautelarci e dobbiamo vedere, alla luce degli sviluppi, se la Mica sia idonea. Al momento sembra di sì – ha detto – ma penso che sia sempre importante aggiustare, se è necessario”. (fonte immagine: European Union).