Tra un viaggio e un altro, il tempo di Avvento
La storia è cruda e semplice all’un tempo. Vale per i Cristiani e non per altri. Sarà perché siamo nel tempo di Avvento, alla vigilia del Santo Natale, e si è tutti in attesa di qualche buona notizia come se l’incontro con il Signore dovesse essere inghirlandato con qualche altro fatto per muovere davvero a suggestione. Si spera nella fine della guerra, in qualche soldo in tasca in più, in qualche acciacco in meno e altra roba del genere. Basterebbe non lasciarsi andare al capriccio di un vento che conduce dove vuole ma issare le vele dello spirito per orientarsi versa la sola tappa che conti, all’incontro con Cristo. Non è chiaro se ogni volta siamo all’inizio o al termine di una storia che si ripete.
Alla Stazione Termini, in quel di Roma, al piano meno uno, c’è la Cappella del Santissimo Crocefisso. A pochi metri ci sono le Terme di Diocleziano con tanto di “Botte di termini”, l’antica vasca di accumulo che conduceva l’acqua a servizio degli avventori del posto. Al Signore piace giocare di modestia e, tra un binario ed un bar, ha fatto in maniera che lo si andasse a trovare scendendo in basso, forse anche perché lì c’è meno luce e ci si concentra meglio o perché l’abbrivio della discesa, da principio, può agevolare l’incontro anche se si porta qualche affanno o peccato sulle spalle.
La Stazione e la cappella
Di sotto, al piano terra, c’è dunque un Cappellabuona per chi si voglia raccogliere per un momento di preghiera, per cogliere e portare intanto a se stesso ciò che troppo di frequenteogni giorno si è perso per strada a causa di superiori incombenze quotidiane. Una occasione per fare in modo che la tempestività e la frenesia del viaggio che si sta per intraprendere sia anchela smania per un attimo di sosta non proprio selvaggia. Serve anche ai barboni per riposarsi come possono, si sdraiano sulle panche e si scaldano come occorre. Stare lì è una preghiera al contrario, è il Signore che li implora di fargli compagnia e loro lo accontentano anche se qualcuno un po’ fuori di testa farnetica e qualcun altro semplicemente si addormenta. Sono tra i pochi a fargli l’elemosina della loro persona senza troppi fronzoli per la testa.
Pochi lo ricordano ma l’umanità della Stazione dovrebbe ringraziare Martino di Tours e non perché potrebbe essere un Santo che ben si intona a chi vada in giro per il mondo, seguendo chissà quale tour. Incontrando un mendicante infreddolito, tagliò una parte del suo mantello, la cappa che lo proteggeva, per dargli conforto. Il giorno seguente sognò che Gesù lo elogiò davanti ai suoi angeli per il bel gesto e così Martino si ritrovò miracolosamente intatta la sua cappa a rivestirlo.
La cappella è dunque qualcosa che accudisce ma questa volta le cose sono andate per via storta.
Tempo di oltraggi e di volontari
Si è scoperto che in quel luogo santo della Stazione qualche balordo vi abbia lasciato escrementi e urinato nella acquasantiera, il posto è diventato oggetto di atti di blasfemia. L’acquasantiera ha trovato nuova sorte, non più buona per essere intingolo di rinnovo battesimale e di benedizione e tanto meno per abluzioni termali. Il Rettore della piccola chiesa, Don Domenico Monteforte, non si è perso però di coraggio. Forte della sua fede, pare abbia trovato volontari che possano presidiare il luogo sacro per garantirne l’apertura. Ci è riuscito con un cartello di avviso in mostra sulla porta di ingresso chiedendo a chi di buon animo di dargli una mano per tenera aperta la struttura sacra ed ha avuto risposte sufficienti per riuscire nel proposito.
E’ stato un efficace modo per garantire a chi lo desideri di rifuggire dal mondo e riparare, almeno per un tempo, in un luogo di pace. Ogni tanto un fermo immagine non sarebbe così male. E’ sito ancor più ghiotto proprio per quanti corrono in partenza od in arrivo, potendo scoprire asorprendersi di fronte al valore ed al gusto dell’attesa, così che fermarsi è l’esperienza più appagante. Stare e non muoversi è l’impresa da fare. Per ogni informazione chiedere alla Madonna e la sua presenza sotto la croce.
La Stazione e i luoghi del bene
Il Signore prevede sempre un piano alternativo, un’altra possibilità per chi non è ancora giunto all’interno della Stazione ed ha voglia, sia pure in fretta e furia, di lucidarsi lo spirito. A pochi passi fuori da lì c’è la Basilica del Sacro Cuore di Gesù, eretta ad opera di Don Giovanni Bosco.Dalla mattina alla sera vi si celebrano Sante Messe ed è possibile confessarsi pressoché ad ogni ora e i pellegrini possono rinfrancarsi prima di intraprendere un viaggio in altre città e paesi. Al suo ingresso, a cingerla, un presidio di bisognosi, barboni sparsi ovunque che non vengono lasciati soli. Da “ultimi” della terra c’è il rischio che un giorno rideranno più di tutti.
La sera del venerdì il Parroco, Don Javier Ortiz, muove con una truppa di volontari per rifocillare i vagabondi della stazione, confortarli e provvedere anche alle esigenze materiali con cibo, indumenti e quant’altro serve, oltre ad offrire loro parola e riconoscendo una dignità di interlocuzione alla pari. Da quelle parti, gesti di oltraggio e di santità fanno a spallate per lasciare segno di presenza e di vittoria, l’umanità di ogni tipo si incrocia, si abbraccia o si rifiuta.
A volte, chiedetelo a San Martino e a Don Bosco, saper stazionare può tornare utile, provare per credere.

