Milano, 19 mar. (askanews) – L’Italia è centrale per Stellantis, il gruppo si impegna a rispettare gli impegni presi a dicembre con il Piano Italia e continuerà ad investire nel paese “soprattutto perché ci crediamo”. Lo ha detto il presidente di Stellantis, John Elkann, durante l’audizione davanti alle comissioni riunite Attività produttive di Camera e Senato, esprimendo gratitudine al paese per lo “straordinario” percorso del gruppo, passato dal rischio fallimento di 20 anni fa a essere uno dei primi costruttori al mondo.
Elkann ha poi elencato una lunga serie di numeri e dati tratti da un rapporto commissionato all’Università Luiss per spiegare come, nel periodo 2003-2024 in cui è entrato e ha preso la guida del gruppo, Stellantis ha dato più di quello che ha ricevuto. “Negli ultimi 20 anni il mercato domestico è calato del 30%, mentre l’occupazione si è ridotta di circa il 20%. Questo significa che l’azienda ha difeso la produzione e l’occupazione” e che “per ogni euro di valore creato da Stellantis, se ne generano 9 nel resto dell’economia”, frutto anche dei 6 miliardi l’anno di acquisti da fornitori italiani che il gruppo incontrerà insieme a quelli europei il 2 aprile a Torino. E ancora il saldo della Cig è negativo per 528 milioni, pari all’1,4% del valore degli stipendi pagati da Stellantis.
“Spero che da oggi il bilancio dare/avere tra il Paese e l’azienda non sia più un tema divisivo, ma un’opportunità per continuare questo percorso virtuoso insieme”, ha detto Elkann.
Riguardo il futuro, il 2025 “sarà un anno ancora difficile. Dal 2026 invece è previsto un aumento della produzione grazie al lancio di 10 aggiornamenti prodotto, ma i livelli produttivi dipenderanno dal mercato e da fattori esterni come i dazi”, ha detto. A pesare i costi dell’energia che in Europa “sono 5 volte superiori a quelli della Cina che ha un vantaggio del 40% in termini di costi produttivi”. “Produrre un’auto in Spagna mi costa 516 euro, in Italia 1.414, l’elemento chiave su cui intervenire è l’energia”, ha detto il responsabile Europa, Jean Philippo Imparato presente all’audizione.
Sul fronte europeo, il settore “è un esempio chiave della mancanza di pianificazione”. Il futuro sarà elettrico ma le recenti modifiche al regolamento di CO2 “sono interventi di corto respiro, che non danno la necessaria certezza di cui il mercato ha bisogno”. Bisogna “definire una politica industriale dell’auto che sappia conciliare la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale” e “potenziare l’infrastruttura di ricarica” la cui carenza scoraggia dall’acquisto di elettriche. In tema di riconversione della produzione alla Difesa “il futuro del settore non è l’industria bellica”, ha tagliato corto.
Fra i politici presenti a fare domande la leader del Pd, Elly Schlein, che ha chiesto conto dei segnali di disinvestimento del gruppo, come l’ex sindaca di Torino, Chiara Appendino (M5S). Carlo Calenda di Azione, invece, ha chiesto a Elkann un’assunzione di responsabilità per il crollo della produzione in Italia. Critica la Lega che ha definito le parole di Elkann “una vergognosa presa in giro”. La ministra del Lavoro Marina Calderone invece ha definito “importanti” le parole di Elkann: “evidenziano un impegno per il futuro dell’automotive e degli stabilimenti in Italia. Vigileremo”. “Diciamo che era quello che mi aspettavo. Siamo sulla strada giusta”, ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
Critici i sindacati che hanno bollato come “nulla di nuovo” il discorso di Elkann sottolineando che sono mancate indicazioni su tasselli importanti fra cui Maserati, “il suo futuro è indissolubilmente legato all’Italia” ha detto il presidente Stellantis, e la Gigafactory di Termoli.