«La patrimoniale non è possibile politicamente, e darebbe un gettito inferiore alle aspettative. Resta il fatto che abbiamo un anomalo rapporto tra grande debito pubblico ed enorme ricchezza privata: 4.374 miliardi di attività finanziarie delle famiglie (contro 926 miliardi di passività), 1.840 miliardi di attività finanziarie delle società non finanziarie; contro 2.409 miliardi di debito pubblico. Penso a un grande prestito non forzoso, finanziato dagli italiani e garantito dai beni dello Stato. Ne hanno scritto Ferruccio de Bortoli e Giulio Tremonti».

Premesso che io non sono un esperto di Economia Politica come invece sembrano essere un non insignificante numero di italiani,sono rimasto colpito dalla sostanziale indifferenza con la quale in questi giorni è stato accolta la intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo, per il Corriere della Sera,da Giovanni Bazoli, Presidente emerito di Intesa San Paolo,della quale ho ritenuto opportuno riportare un frammento in apertura di questa riflessione.

Le frasi pronunciate da Giovanni Bazoli, noto banchiere di solida formazione cattolica,erano la risposta ad una articolata domanda con la quale Cazzullo gli chiedeva,tra l’altro,quali provvedimenti si dovessero e potessero,e anche volessero, adottare per affrontare la crisi economica,produttiva e sociale prevista per il dopo Covid19.

Sono rimasto colpito perché nei giorni successivi si è sviluppato un dibattito dai toni accesi sulle possibilità e sulle modalità di reperire i miliardi di euro necessari per rimediare ai danni più immediati prodotti dalla pandemia e,soprattutto, per rimettere in moto il Sistema Paese sul piano economico, finanziario,produttivo,commerciale e sociale, e nessuno dei pochi tecnici qualificati e dei molti economisti da tastiera che vi ha partecipato ha fatto riferimento alle parole del Presidente emerito di Intesa SanPaolo.

Bazoli, infatti,negando la possibilità politica ed anche la utilità di una imposta sul patrimonio variamente inteso,rilanciava la idea di un << prestito non forzoso>>,garantito dai beni dello Stato e mirato alla realizzazione di <<un grande piano di ricostruzione nazionale >>.

Un prestito della portata di trecento miliardi,uno strumento molto robusto,che procurerebbe una corposa provvista finanziaria pari al 7% della ricchezza privata nazionale,al quale i cittadini italiani potrebbero aderire se,afferma Bazoli, << troveranno conferma delle le qualità morali emerse in questi giorni……. e se si mantiene questa virtù civica repubblicana >>.

Un richiamo alla etica della responsabilità degli italiani che,però,non può prescindere da un fattivo impegno nel campo delle ormai non più procrastinabili riforme necessarie nei diversi ambiti della vita nazionale: Politica, Istituzioni,Lavoro,Scuola,Formazione,Impresa,Socialità.
Soltanto un simile approccio alle macerie lasciate dalla tragedia potrà favorire una rinascita nazionale,indipendentemente dal fatto che ci si affidi al MES, agli Eurobond, alla Bei, ai Contributi di solidarietà, o ad altri strumenti finanziari e istituti europei o nazionali.