Articolo pubblicato sulle pagine della rivista AGI a firma di Simona Zappulla

“Io credo che il Quaderno bianco sia un esempio di programmazione a 5 e 10 anni per investire le risorse che finalmente ci sono; che possa rappresentare una traccia, un impegno per andare verso il futuro. Il presidente Draghi saprà ben fare visto che da tempi non sospetti ha dimostrato interesse per la scuola, per la centralità della scuola vista come momento determinante per la crescita della nostra società”.

Così Beppe Fioroni, esponente del Pd e già ministro dell’Istruzione negli anni del governo Prodi dal 2006 al 2008, contattato dall’AGI ricorda quei ‘tempi non sospetti’ in cui nelle vesti di responsabile del dicastero dell’Istruzione si confrontò con l’allora Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, e venne fuori il cosiddetto ‘Quaderno bianco’, rimasto poi in un cassetto. Tema centrale, la scuola.

“Era il 2006 – racconta Fioroni all’AGI – ero appena diventato ministro ed esce uno studio di Bankitalia che si occupa dell’importanza della valutazione nell’istruzione ma soprattutto del tema fondamentale dell’investimento sulla scuola, più soldi per l’educazione e più cresce il Pil del paese. C’era un confronto tra me e il ministro dell’Economia Padoa Schioppa, era il solito dibattito su risorse e precari. Ed esce questo studio che diceva che investire su istruzione e formazione comportava un incremento del Pil. Chiesi quindi al Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, di collaborare insieme con i tecnici della scuola e gli esperti del Mef e il responsabile dello studio fatto da Bankitalia, Piero Cipolloni. Si costruì un gruppo di studio per individuare una relazione armonica efficace ed efficiente tra gli investimenti e l’ammodernamento della scuola che si trasformava da capitolo di spesa a risorsa per il Paese”.

“Anche il compianto Padoa Schioppa – dice Fioroni – partecipò a questa sfida che coinvolse, per i loro contributi, dai sindacati alle rappresentanze degli studenti, al mondo dell’imprenditoria fino alle associazioni dei genitori. Fu il primo tentativo di pensare assieme ad una programmazione decennale”.

Un Quaderno bianco che metteva insieme “andamento demografico, nuove scuole, chiusura della scuola come sistema precarizzante, investimento su strutture e infrastrutture e innovazione, potenziamento dell’integrazione per le diverse abilità”. Un lavoro “sicuramente da aggiornare ma la cosa determinante è che rispetto a 15 anni fa, oggi ci sono le risorse del Recovery Fund – sottolinea Fioroni – e bisogna avere la consapevolezza che esistono le risorse per investimenti strutturali e tecnologici, ma anche per il personale, soprattutto per l’aggiornamento e la riqualificazione perché “vanno bene gli Ipad ma speriamo che la scuola non crolli…”.

Detto questo, Fioroni ci tiene a sottolineare il lavoro svolto quest’anno dalle scuole in tutte le sue forme: “So che quest’anno, con il Covid, la comunità educante fatta da studenti, docenti, personale amministrativo, Ata e genitori, ha faticato molto e sta facendo uno sforzo che va riconosciuto”.

Quindi a proposito dell’ipotesi di prolungamento della scuola fino a fine giugno, non si sbilancia ma si limita a dire che “è indispensabile che gli studenti recuperino il loro debito, per non mandarli avanti asini e contenti, e privarli di un pezzo del loro futuro, ma per questo sono necessari corsi di recupero intensivi e personalizzati con risorse idonee. Per questo bisogna pensare ad aprire le scuole di pomeriggio con le professionalità idonee. Tutto questo – osserva ancora – non può sminuire lo sforzo che ha fatto la scuola anche con la Dad. Nessuno è stato in vacanza e nel corpo docente – fa notare – molti, sopra i 50 anni, hanno superato la sfida della tecnologia e di questo va dato atto”.

Sul nodo ultradecennale dei precari, Fioroni spiega: “Non ho ricette in tasca, ma io credo che una scuola normale debba smettere di essere precarizzante, i nostri studenti hanno il diritto di avere insegnanti stabili senza orizzonti temporali brevi. Per questo bisogna azzerare il precariato”.

E ricorda: “Avevo fatto una legge con le graduatorie a esaurimento già nel 2006 e queste graduatorie dovranno pure diventare esaurite. Ma ogni volta si sono riaperte, facendo pagare il conto agli studenti e ai precari che sono le vittime e non gli artefici di questo sistema”.

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