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Taiwan, Cina: Usa e Giappone rispettino principio "Unica Cina"

Roma, 10 feb. (askanews) – La Cina ha ribadito oggi l’esortazione a Usa e Giappone affinché rispettino il principio dell'”Unica Cina”, non mandando “segnali sbagliati” alle forze secessioniste a Taiwan e affinché non interferiscano “negli affari interni della Cina”, facendo riferimento anche alla contesa con Tokyo sulle isole Senkaku (Diaoyu per cinesi).

La presa di posizione viene dopo il vertice di venerdì scorso a Washington tra il presidente americano Donald Trump e il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba, al termine del quale le due questioni sono state richiamate in una dichiarazione congiunta dei due leader, nella quale hanno sottolineato l’importanza di mantenere la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan, opponendosi “a qualsiasi cambiamento unilaterale della situazione nello Stretto mediante l’uso della forza o della coercizione”, e sostenendo “una partecipazione significativa di Taiwan nelle organizzazioni internazionali”.

Inoltre, i due leader hanno dichiarato che l’articolo 5 del trattato di sicurezza Usa-Giappone – che prevede la reciproca difesa – si applica alle isole Senkaku, oltre a esprimere “l’opposizione alla militarizzazione illegale delle rivendicazioni marittime cinesi su isole e strutture artificiali nel Mar cinese meridionale, nonché alle attività minacciose e provocatorie”. La parte statunitense ha, ancora, affermato che intende “rafforzare la cooperazione nella lotta contro l’aggressione economica cinese”.

Guo, nell’odierna conferenza stampa a Pechino, ha avvertito: “Esortiamo gli Stati uniti e il Giappone a rispettare il principio dell”Unica Cina” e gli impegni assunti, a cessare immediatamente di interferire negli affari interni della Cina, a non inviare in alcun modo segnali errati alle forze secessioniste pro-indipendenza di Taiwan, a rispettare concretamente la sovranità territoriale e i diritti marittimi della Cina, a smettere di manipolare questioni riguardanti la Cina e ad adottare azioni concrete che contribuiscano in modo costruttivo alla pace e allo sviluppo della regione”.

Il portavoce ha sostenuto che il contenuto della dichiarazione congiunta Usa-Giappone costituisce una palese interferenza negli affari interni cinesi, contenendo attacchi e denigrazioni della Cina e una retorica che alimenta tensioni nella regione. “La Cina esprime forte insoddisfazione e ferma opposizione a tale contenuto, e ha già presentato una protesta formale agli Stati uniti e al Giappone”, ha detto Guo.

La questione di Taiwan – ha detto ancora il portavoce – “è una questione esclusivamente interna della Cina, nonché il nucleo degli interessi vitali della nazione, e non può essere soggetta ad alcuna interferenza esterna. Entrambi i governi statunitense e giapponese hanno solennemente promesso di rispettare la posizione cinese su Taiwan; in particolare, il Giappone, che porta una grave responsabilità storica per l’aggressione e la colonizzazione di Taiwan, dovrebbe adottare un tono prudente su questo tema”.

Secondo Pechino, la più grande minaccia per la pace nello Stretto di Taiwan è rappresentata “dalle attività secessioniste pro-indipendenza di Taiwan e dal compiacente sostegno delle forze esterne a tali attività”. Per quanto riguarda, invece, la partecipazione di Taiwan alle attività delle organizzazioni internazionali, per Guo essa “deve essere gestita, e può essere gestita, esclusivamente secondo il principio dell”Unica Cina’; Taiwan non ha alcuna base, ragione o diritto di partecipare a organizzazioni internazionali riservate agli Stati sovrani”.

Sulla contesa territoriale col Giappone, Guo ha ribadito che “le isole Diaoyu e i relativi scogli sono parte integrante e inalienabile del territorio cinese, e che le attività della Cina nelle acque circostanti sono pienamente legittime e conformi alla legge”. Le isole sono attualmente controllate dal Giappone.

Infine, per quanto riguarda l’accusa di aggressione economica lanciata da Trump, Guo ha ribadito che “la Cina agisce sempre in conformità con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio, quindi l’accusa di ‘aggressione economica’ è del tutto infondata”.