17.6 C
Roma
sabato, Maggio 3, 2025
Home GiornaleTajani, il doppio volto dell’europeista: tra Bruxelles e Roma vince l’ambiguità

Tajani, il doppio volto dell’europeista: tra Bruxelles e Roma vince l’ambiguità

La CDU chiude all’AfD, mentre Forza Italia condivide responsabilità di governo con gli amici della Le Pen e di Orbán. Il tandem Weber-Tajani sposta il baricentro popolare a destra.

Al congresso del PPE di Valencia, chiuso da pochi giorni, Antonio Tajani è stato riconfermato vicepresidente del partito. Un tributo alla sua lunga militanza nel campo del moderatismo europeo e alla sua coerente difesa dell’Ucraina contro l’aggressione russa. Meriti, questi, che nessuno contesta. Anzi, rappresentano la parte migliore del suo impegno pubblico.

E tuttavia, proprio quando il Partito popolare europeo avrebbe bisogno di una guida salda e coerente, Tajani rappresenta un paradosso difficile da giustificare. Non è solo questione del Green Deal, sul quale il leader di Forza Italia ha espresso l’auspicio di una “correzione” che sa troppo di scetticismo destrorso: la vera anomalia sta nei suoi rapporti con la destra italiana e, per riflesso, con quella europea.

Mentre la CDU tedesca chiude con nettezza alla AfD e sceglie l’alleanza con i socialdemocratici, Tajani governa in Italia fianco a fianco con Lega e Fratelli d’Italia: due partiti che, con sfumature diverse, ammiccano da anni ai sovranisti d’Europa. Salvini abbraccia Le Pen, Meloni strizza l’occhio a Orbán. È questo l’asse che sorregge il governo italiano, con Forza Italia dentro, senza distinguo né distanze. Anzi, con una lealtà che ha il sapore dell’acquiescenza.

In questo scenario, l’ambiguità di Tajani non è un dettaglio: è il segno di una certa confusione politica, mista a opportunismo, che indebolisce il PPE perché mina la credibilità del suo europeismo democratico. Il tandem Weber-Tajani sposta il baricentro popolare a destra, ben oltre il limite tracciato dalla tradizione democristiana europea. Si legittimano, così, forze che fino a ieri venivano considerate incompatibili con il progetto europeo.

Tajani parla come un europeista, ma agisce come un garante dell’unità della destra italiana, anche la più radicale. Il suo doppio volto è ormai evidente. E il PPE, se non vuole smarrire la propria vocazione originaria, dovrà scegliere se seguire la linea di centro (almeno in chiave tedesca) o quella di chi, come Tajani, predica in un modo a Bruxelles e pratica in altro modo a Roma.