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Tennis, Roma saluta Pietrangeli, al suo fianco la Davis del 1976

Roma, 3 dic. (askanews) – Roma ha salutato Nicola Pietrangeli con un tributo intenso e profondo, proprio nel luogo che più lo rappresentava: il suo campo al Foro Italico. Fin dalle prime ore del mattino, la camera ardente si è riempita di persone, campioni, dirigenti e semplici appassionati che hanno voluto rendere omaggio alla leggenda del tennis italiano scomparsa il 1° dicembre a 92 anni.

Accanto al feretro spiccavano la Coppa Davis vinta nel 1976, un maxi schermo con le sue immagini, fiori biancocelesti e le note di Charles Aznavour. “Tutto come voleva lui”, ha detto il figlio Marco, visibilmente commosso, ringraziando per l’affetto ricevuto: “Sono piacevolmente stupito dall’affetto di tutta l’Italia… scusatemi, ma è dura”. Lo ha ricordato come un uomo ironico, scanzonato, capace di dire sempre ciò che pensava, e totalmente devoto alla maglia azzurra: “Per lui la Davis era tutto, era malato di questa cosa”.

La cerimonia è iniziata ufficialmente con la lettura di Roberto Ciufoli, che ha scelto un estratto dal libro “Se piove rimandiamo”, in cui Pietrangeli scherzava sul proprio funerale e sul desiderio di celebrarlo proprio in quel campo. Un inizio leggero e ironico, in perfetto stile Pietrangeli, che ha preparato il terreno agli interventi di chi lo ha conosciuto più da vicino. Il presidente del Coni, Luciano Buonfiglio, ha definito il suo addio come la fine di una storia che però “non muore mai”, ricordando la capacità di Pietrangeli di unire esperienza, ironia e umanità: “Non si è mai vantato di nulla, era sempre cordiale e disponibile”.

Tra i protagonisti della mattinata anche l’ex presidente del Coni Gianni Petrucci, che anni fa volle intitolargli il campo del Foro Italico: “Aver dato il suo nome a questo stadio è per me un vanto. Era un vero signore, non parlava mai male di nessuno”. Subito dopo è arrivato il ricordo più atteso, quello del presidente della Federtennis Angelo Binaghi, che ha definito Pietrangeli “una persona unica e irripetibile”, simbolo stesso del tennis italiano. “Oggi è il giorno più triste”, ha detto con la voce rotta, aggiungendo che è curioso come abbia scelto di andarsene proprio dopo due mesi di trionfi delle squadre azzurre: “Oggi siamo tutti figli di Nicola”.

Intenso anche il messaggio di Filippo Volandri, capitano della squadra di Davis, che ha voluto sottolineare l’eredità sportiva e culturale lasciata da Pietrangeli: “Ci ha insegnato ad amare la Davis, ci ha insegnato il valore della maglia azzurra. Tutto è iniziato dalla sua gestione”. Volandri ha aggiunto che gli piace pensare che Pietrangeli “abbia voluto aspettare questa terza Davis consecutiva”, descrivendolo come un’icona di eleganza dentro e fuori dal campo.

Il ministro dello Sport Andrea Abodi, giunto al Foro Italico insieme ad Adriano Panatta, Tonino Zugarelli e tanti ex campioni, ha parlato invece di una “giornata di dolce tristezza”. Ha ricordato di aver conosciuto Pietrangeli 40 anni fa, quando lui era appena agli inizi: “Lui era quello che era, io nessuno, ma scattò subito una simpatia naturale, legata ai valori condivisi: lo sport, il tennis, i colori biancocelesti”.

Molti anche i ricordi del mondo del tennis contemporaneo: Paolo Lorenzi ha parlato della necessità di tramandare una figura come la sua, “una leggenda che resta”, mentre Tatiana Garbin ha sottolineato la sua leggerezza, la capacità di rendere semplice e piacevole ogni conversazione. Sul campo erano presenti anche Malagò, Panatta e tanti protagonisti della storica vittoria in Cile, che hanno voluto unirsi al saluto.

La commemorazione si è chiusa alle 12:20 con My Way di Frank Sinatra, la canzone scelta da Pietrangeli per il suo ultimo saluto. Un finale potente, elegante, perfettamente in linea con il suo stile. Il Foro Italico lo ha accompagnato con un lungo applauso, quasi un abbraccio collettivo. E mentre la Coppa Davis brillava accanto al feretro, è apparso chiaro a tutti quanto profonda fosse l’eredità lasciata da un uomo che ha plasmato il tennis italiano come nessun altro.