Roma, 26 giu. (askanews) – La parola fine la mettono di buon mattino i senatori della commissione Affari costituzionali del Senato. La bocciatura dell’emendamento leghista che prevedeva la possibilità di un terzo mandato per i presidenti di Regione è l’ultimo capitolo di una saga politico-parlamentare che ha avuto come protagonisti i partiti della maggioranza e come diretti interessati i governatori, a cominciare da quelli dei territori coinvolti dalle prossime elezioni. Due in particolare: Vincenzo De Luca in Campania e Luca Zaia in Veneto. E’ stato proprio in nome del ‘doge’ (che in realtà nel caso sarebbe stato al suo quarto giro di corsa) che il Carroccio ha deciso di issare la sua bandiera pur nella consapevolezza di una bocciatura diventata ormai inevitabile, visto che dopo il reiterato no di Forza Italia anche i meloniani – che pure avevano aperto – si sono dovuti sfilare.
E’ finita che a votare a favore sono stati soltanto i tre senatori leghisti a cui si si sono aggiunti due voti di Italia viva e Autonomie, oltre alle astensioni di due esponenti di Fdi, il presidente della stessa commissione Alberto Balboni e Domenico Matera. E’ il ministro Roberto Calderoli a tenere la contabilità, ricordando che ormai è la quinta volta che il tentativo finisce in naufragio. Ed è lo stesso esponente del partito di Matteo Salvini, pur sottolineando che nulla di tutto ciò influirà sul governo, a esprimere “amarezza” e a rinfocolare le tensioni con gli alleati, facendo distinguo tra “la disponibilità ad affrontare l’argomento” di Fdi e “il muro eretto da Forza Italia”.
A questo punto la partita per le prossime Regionali dovrà entrare per forza nel vivo, perché bisognerà scegliere i candidati di Puglia, Campania, Toscana e soprattutto Veneto (nelle Marche a correre è l’uscente Acquaroli). Una eventuale ricandidatura di Zaia avrebbe consentito di far slittare la sfida ormai aperta tra Lega e Fdi per la guida di una Regione del Nord direttamente al 2028, quando si tornerà a votare in Lombardia. “Come centrodestra puntiamo a confermare il Veneto come in tutte le regioni. Come Fratelli d’Italia lavoreremo per mantenere unita la coalizione e per presentare i migliori candidati possibili per vincere e governare”, dice il responsabile Organizzazione del partito, Giovanni Donzelli, tra i grandi manovratori della partita in queste settimane.
A questo punto, però, tutto torna in discussione, persino a chi spetti il candidato. Matteo Salvini sarebbe pronto a rilanciare il nome del suo vice Alberto Stefani, per molti – persino all’interno del partito – il suo vero obiettivo sin dall’inizio nonostante il pubblico sostegno sempre manifestato a favore di un tempo supplementare per Zaia.
“Per ora”, si sottolinea dal partito di via della Scrofa, non è stato ancora convocato il tavolo degli emissari dei partiti che si dovrà appunto occupare del lavoro sulle candidature. Non si esclude, tuttavia, che possa riunirsi la settimana prossima. Vista la delicatezza del passaggio per la maggioranza, comunque, non potranno che essere i leader a dirimere la questione.
D’altra parte, il tempo stringe anche perché è andato a vuoto l’ultimo tentativo, innescato da una richiesta di Vincenzo De Luca alla conferenza delle Regioni, di riaprire a un slittamento delle elezioni – che nella precedente tornata si tennero in autunno causa Covid – alla prossima primavera. Nell’organismo presieduto da Massimiliano Fedriga si sarebbero infatti manifestate divergenze di vedute, a cominciare dal no del presidente della Toscana Eugenio Giani, circostanza che rende impossibile la necessaria unanimità.