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giovedì, 26 Giugno, 2025
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Terzo mandato verso ultimo atto. Dopo no di Fi anche Fdi si ‘sfila’

Roma, 25 giu. (askanews) – L’ultimo atto, salvo sorprese, si consumerà domani mattina. Per l’ennesima volta in Senato sarà messo in votazione un emendamento della Lega che consente ai presidenti di Regione di candidarsi per un terzo mandato. In assenza del necessario parere della commissione Bilancio potrebbe esserci al massimo uno slittamento all’inizio della prossima settimana, ma ormai il destino della mossa tentata in extremis per consentire una candidatura di Luca Zaia in Veneto (ma anche di Vincenzo De Luca in Campania) sembra segnato.

Il mancato accordo all’interno della maggioranza – con il no di Forza Italia ripetuto ancora oggi da Antonio Tajani – rende infatti poco praticabile la strada di un’approvazione della norma rendendo ormai indispensabile a breve un incontro tra i leader della coalizione per decidere le candidature alle elezioni d’autunno.

Già al momento della presentazione dell’emendamento, in realtà, fonti leghiste lasciavano trasparire l’idea che si trattasse più che altro di un atto simbolico. Un segnale inviato sia al ‘doge’ per negare che nella realtà ci fosse un sostegno tiepido di Salvini alla sua ri-candidatura, sia per ‘stanare’ le vere intenzioni di Fratelli d’Italia e mettere alla prova la sincerità dell’apertura. Non è un caso, dunque, che tra i fedelissimi della presidente del Consiglio si sia pure seriamente ragionato sulla possibilità di votare a favore. Pallottoliere alla mano, l’esito sarebbe stato comunque di 12 a 10 per i no, ma fino all’ultimo si è cercato di capire se qualche assenza – o una flessibilità di Noi moderati, ufficialmente schierata contro – avrebbe potuto consentire un esito a sorpresa della votazione.

A prevalere, tirando le somme, è stata la necessità di evitare di gettare altra benzina sul fuoco, cristallizzando le posizioni dei partiti di maggioranza così come sono sempre state e così come si sono mostrate nelle precedenti votazioni. A spiegare il ragionamento fatto dalle parti di via della Scrofa è il responsabile Organizzazione del partito, Giovanni Donzelli, lo stesso che con la sua apertura aveva messo in moto il meccanismo che ha portato al tentativo in extremis. “Noi – sottolinea – abbiamo sempre detto che eravamo pronti a parlare” del terzo mandato dei governatori ma “via stampa abbiamo scoperto che Lega e Forza Italia non erano d’accordo” e “se non c’è l’accordo” tra loro “l’emendamento non lo possiamo votare”. Questo perché “per noi l’importante è l’unità della coalizione”.

Ora il tentativo di tutti è cercare di sottolineare che nulla di quello che è successo in queste settimane intorno al terzo mandato ha avuto conseguenze sulla tenuta della maggioranza. D’altra parte, il governo nel dare il parere sull’emendamento si rimetterà alla commissione derubricando tutto a normale dialettica parlamentare. Lo stesso segretario di Fi, pur ribadendo la netta contrarietà al terzo mandato, ci tiene a sottolineare che “non ha nulla a che vedere con questo o quel partito, con questa o quella persona” ma “è una questione di principio” e “non c’è nessun argomento polemico”.

Il tentativo a questo punto fallito lascia inevaso il grande problema, ossia chi sostituirà Luca Zaia alla guida del Veneto. Matteo Salvini continua a puntare sul suo vice Alberto Stefani, ma Fratelli d’Italia non intende rinunciare alla guida di una Regione del Nord. La partita, insomma, si ritrova al punto di partenza. La parola, ora, ripassa ai leader.