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sabato, 11 Ottobre, 2025
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Toscana, sfida Giani-Tomasi tra incognita affluenza e echi nazionali

Firenze, 11 ott. (askanews) – Per il governatore uscente “non basta vincere, bisogna vincere bene”, per il sindaco outsider “il risultato non è già scritto e nessuna sfida è impossibile”. Con questi due viatici, pronunciati alla vigilia del voto rispettivamente dal presidente del Pd Stefano Bonaccini e dalla premier Giorgia Meloni all’indirizzo dei loro candidati, Eugenio Giani per il centrosinistra allargato al Movimento Cinquestelle e Alessandro Tomasi per il centrodestra si presentano agli oltre 3 milioni di elettori chiamati domani e lunedì a scegliere il nuovo presidente della Regione Toscana. In corsa c’è una terza candidata, Antonella Bundu, già consigliera comunale, per la lista di sinistra Toscana Rossa (che mette insieme Rifondazione Comunista, Potere al Popolo e Possibile).

Il primo ostacolo che i candidati dovranno superare per compiere la loro missione – che sia vincere bene oppure vincere per la prima volta in una regione in cui la sinistra ha governato ininterrottamente dal 1970 – è l’astensione, la piaga della bassa affluenza al voto. Non a caso, l’ultimo appello sia a destra che a sinistra, è perché la gente vada a votare, non resti a casa.

“Io ho dato tutto, ho fatto il possibile, ora tocca a voi fare la rivoluzione” e non fidatevi “di sondaggi vecchi che fanno girare ora per scoraggiarvi”, avverte Tomasi dal palco di piazza San Lorenzo, dove Giorgia Meloni quasi lo rivendica come cosa sua (“lo conosco da tanti anni”). Dal teatro Cartiere Carrara, dove chiude la manifestazione con Elly Schlein, ma non ci sarà né una piazza né una foto unitaria con i leader del campo largo (tanto “la foto porta male”, osserva), Giani ne fa un fatto di orgoglio: “Bisogna portare la gente a votare domenica prossima. Dobbiamo avere l’orgoglio di essere la Toscana, terra di libertà e di democrazia. Io voglio una Toscana che sta in vetta come partecipazione al voto”.

Le urne saranno aperte domani dalle ore 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15: lo spoglio inizierà subito dopo la chiusura dei seggi e proseguirà in serata. In “palio” ci sono, oltre alla poltrona di governatore, dai 23 ai 26 seggi per la maggioranza in Consiglio Regionale toscano e almeno 14 per l’opposizione. Assieme al presidente della Regione, i toscani eleggeranno anche i consiglieri che andranno a comporre la futura assemblea regionale: quaranta in tutto (quarantuno con il presidente della giunta che ne fa parte integrante), lo stesso numero del 2015 e 2020, quindici in meno rispetto al 2010 e ben venticinque in meno rispetto al 2005. Per la coalizione vincente è previsto un premio di maggioranza, variabile: su quaranta seggi, non potrà averne meno di 23 (ma non più di 26).

La sfida toscana ha, infine, il sapore agrodolce del terzo round, nella partita delle regionali d’autunno, che sulla carta dovrebbe confortare il campo largo dopo le due sconfitte consecutive nelle Marche e in Calabria. La proiezione di questa disputa elettorale sullo scacchiere nazionale è inevitabile: la Toscana è l’ennesima regione in cui il campo progressista si presenta unito – e in generale non è andata benissimo, al momento dieci a tre per il centrodestra che potrebbe diventare undici a sei a fine novembre -, ma con un rapporto complesso con i Cinquestelle, che hanno deciso di appoggiare Giani dopo una votazione della base degli iscritti, che, tuttavia, non ha sedato alcuni malumori e distinguo. Ma alla vigilia del voto – e nella popolare cornice della fiera di Scandicci – è trionfata l’armonia tra Giani e Giuseppe Conte che ha detto sicuro: “Vincere è d’obbligo”.

Qualche distinguo non è mancato nemmeno nel centrodestra per alcune frizioni tra Tomasi e il generale Vannacci della Lega. Matteo Salvini però ha minimizzato: nel centrodestra ci sono forze diverse, ma si sa stare insieme e governare insieme. Certo per la prima volta il centrodestra sembra crederci davvero nella possibilità di espugnare la Regione anche perché, come ha sottilmente osservato Meloni ieri, “il problema delle roccaforti è che poi non devi più dare risposte, gestisci il potere” e la gente “non è stupida”, “capisce molto di più di quello che la sinistra pensa”.